Il Decreto Ristori è importante ma insufficiente. Urge nuovo scostamento di bilancio

DI STEFANO FASSINA

Le misure di sostegno a lavoratori, famiglie e imprese contenute nel Decreto Ristori sono importanti, ma insufficienti. Ma non possiamo permetterci di attendere ulteriori Dpcm restrittivi per irrobustire e allargare il soccorso sociale.

Lo scenario economico della seconda ondata della pandemia è drammaticamente peggiore del contesto di marzo scorso. Le prospettive di sono incupite a causa dell’amara delusione per l’attesa svolta. Il dato del Pil del terzo trimestre dell’anno orribile vale come consolazione statistica. È necessario e urgente potenziare ora gli interventi per piegare la curva della pandemia sociale: dopo un paio di decenni di sostanziale stagnazione e precarietà, in particolare per le attività alimentate dalla domanda interna, dopo sei mesi di sofferenza acuta imposta dal Covid, è stremata e disperata larga parte delle Partite Iva, delle persone legate all’economia informale, del lavoro dipendente povero nei servizi che, attraverso la Cassa Integrazione o il Fis, arriva a poche centinaia di euro al mese. I tempi della Legge di Bilancio e il lungo e tortuoso tragitto dei conseguenti atti amministrativi farebbero arrivare la seconda ondata di soccorsi nella prossima primavera, nel migliore dei casi.

Oltre a dare subito soccorso, vanno ridefiniti gli strumenti: ciò che era sensato per il primo lockdown e la previsione di un andamento a “V” dell’economia, non è adeguato ad affrontare un crollo verticale, un breve rimbalzo per alcuni settori e un’altra caduta, in una prospettiva di asfissiante incertezza, quindi di consolidata carenza di domanda aggregata, dovuta a prolungata assenza di reddito e comportamenti prudenziali da parte delle fasce sociali a riparo, come i dipendenti pubblici e i dipendenti privati nei settori a piena operatività (dalla finanza alla produzione e ai servizi connessi al digitale). Ad esempio, gli stanziamenti per le garanzie alle banche per i prestiti alle imprese sono largamente inutili: per una marea di lavoro autonomo e di micro imprese, il livello di debito in accumulazione porta al fallimento e al rischio di perdita anche dell’abitazione principale. Gli ulteriori contributi a fondo perduto attribuiti a chi è ancora in attesa delle somme previste nel Decreto Rilancio sono percepiti quasi come propagandistici.

Che fare, allora? Tre interventi prioritari.

Il primo. Va cancellata l’IRPEF dovuta per il 2020 dalle Partite Iva in difficoltà, ad esempio con un fatturato dei primi 9 mesi dell’anno in corso inferiore a 2/3 del corrispettivo del 2019). Non è sufficiente lo spostamento alla prossima primavera del secondo acconto dovuto dai lavoratori autonomi e professionisti in regime forfettario e la determinazione del debito fiscale in riferimento all’attività corrente, invece che ai risultati dell’anno precedente. I bonus di marzo, aprile e maggio, i prestiti bancari garantiti dallo Stato, i contributi a fondo perduto previsti ancora attesi, i crediti di imposta per gli affitti commerciali, l’eliminazione della seconda rata Imu per i settori direttamente colpiti dalle recenti restrizioni sono stati provvedimenti certamente utili, ma insufficienti a compensare la contrazione dei fatturati, le spese per gli affitti lasciati scoperti, per le utenze, per fare andare avanti la famiglia. La cancellazione dell’IRPEF per le Partite Iva boccheggianti eviterebbe di succhiare ulteriore liquidità a chi ha già accumulato un debito angosciante nel quadro funesto dei prossimi mesi e rischia sempre di più di trovarsi nella morsa dell’ “aiuto” della criminalità organizzata. Per tale intervento, sono necessari meno di 10 miliardi, una tantum ovviamente.

Il secondo intervento prioritario è sul Reddito di emergenza per ampliare la platea dei beneficiari e estendere il numero di mensilità pagate. Le ragioni dovrebbero essere chiare: vi è una moltitudine di attività lavorative sfuggenti alle maglie delle tipologie codificate di rapporto di lavoro subordinato o autonomo. Sopratutto, va riconosciuta senza ipocrisia, la presenza di un’estesa area di lavoro informale, in particolare da Roma in giù, soprattutto nei servizi e in agricoltura. In sintesi, serve almeno un miliardo per i prossimi mesi.

Infine, il terzo intervento prioritario è il contributo per le famiglie in affitto. Quanto allocato nel Decreto Rilancio è nulla rispetto alla dimensione del bisogno. L’area sociale da coprire va oltre la sofferenza abitativa ricorrente. Oggi, coinvolge anche milioni di famiglie attaccate da mesi all’ossigeno degli ammortizzatori sociali. È necessario almeno un fondo da 500 milioni fini a primavera 2021. Dati i tempi di erogazione tra passaggio alle Regioni e i Comuni va fatto subito: a fine anno scade la proroga del blocco degli sfratti.

Come si finanziano i circa 10 miliardi per i tre interventi prioritari richiamati? Con un altro scostamento del deficit del bilancio pubblico dal livello già riprogrammato per tre volte. La Bce, sempre più consapevole dei suoi doveri istituzionali, prospetta il rafforzamento degli acquisti attraverso il Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme) e spazza via la ridicola insistenza sul Mes sanitario. In un recente intervento, uno dei più autorevoli economisti mainstream in giro ha richiamato un famoso proverbio anglosassone: “Penny wise, Pound foolish”. Possiamo tradurlo con il nostro “chi meno spende, più spende”. In una fase radicalmente keynesiana, come ripete anche Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, una maggiore spesa ora a sostegno della domanda interna è l’unica cura efficace anche per il debito pubblico, in quanto puntella le condizioni necessarie a una ripresa sostenibile. L’utilità di ulteriori misure espansive è stata riconosciuta anche nell’ultimo World economic outlook del Fondo Monetario Internazionale.

Sul piano politico, l’approvazione dello scostamento di bilancio richiede la maggioranza assoluta di Camera e Senato. Le minoranze in Parlamento non si sottrarrebbero al voto favorevole, come non si sono sottratte durante il primo lockdown. Da qui, potrebbe avviarsi davvero la svolta verso una responsabilità condivisa, nella sacrosanta distinzione dei ruoli, nella drammatica fase in corso.

https://www.huffingtonpost.it/entry/cancellare-irpef-2020-per-le-partite-iva_it_5f9e84d1c5b60eefc853ac5c?fbclid=IwAR0KDXi4L4KUR1JdMhzhPBQMSdyH138Z0soie2TJuB4tmJtAleIevxR68a0

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