DI ANTONIO MARTONE
La prima volta che si vive un amore, il mondo intero sembra una tavolozza di colori mai visti! Gli occhi si spalancano di fronte all’ignoto: ogni parola scambiata è carica di un significato densissimo – tanto pieno come quello di un universo sconosciuto da esplorare. C’è un brivido nell’aria, un’intensità che trasforma i gesti più semplici in rituali sacri. La mano che ci sfiora costituisce una rivelazione di un territorio sconosciuto, una scoperta inaspettata. Ci si sente vivi in un modo che sembrava prima impossibile: la notte del sogno avvolge tutto, promettendo avventure fatate capaci di cancellare interamente il freddo e il buio della nostra vita precedente.
La prima volta in cui si vive l’amore, l’innocenza si fa dolcezza, consentendoci di vivere nell’incanto di un giardino di delizie il cui profumo ci stordisce come non pensavamo potesse accadere.
Quando l’amore poi ritorna, non è più la stessa cosa. Anche se la persona che si ha di fronte è diversa, c’è comunque un’eco di familiarità. Le mani che si intrecciano portano il peso della nostra storia e dei nostri fantasmi e i battiti del cuore seguono un ritmo più calmo. Ogni parola, pur sempre meravigliosa, perde un po’ della sua magia; i gesti diventano abitudini, privi della scintilla originaria.
Gli amori successivi al primo si trasformano sempre più in un viaggio nostalgico: un’esplorazione di paesaggi già noti, dove l’anima cerca disperatamente il brivido della prima volta. Si guarda negli occhi dell’altro, sperando di trovarvi la stessa meraviglia della prima volta: quella scintilla che accendeva il cuore e lo faceva battere all’unisono con l’universo.
Ora, la gioia si mescola con un tenue rimpianto.
La prima volta è un viaggio tra le stelle: un’avventura che ignora il domani. Negli amori nuovi, la meraviglia cede il passo a un dolce abbandono. Eppure, si è sempre affamati di istanti che possano far rivivere l’incanto di un primo amore che vive non solo nel ricordo, ma anche nelle piccole attese quotidiane, nelle promesse sussurrate: come un’eco di un futuro che continua a danzare nel passato.
Immagine tratta da Pixabay
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