Il giorno in più per contare persone in meno

DI MARIAESTER GRAZIANO

Io lo so cosa significhi non avere più certezza degli angoli intorno.
Quando il giorno in più è contare persone in meno.
Quando il numero dei morti non è solo un numero ma nome cognome indirizzo civico pannocchie rubate motorini in fila.
Quando il bisogno significa pane assorbente pantofole stare insieme.
Stare insieme soprattutto, cercarsi parenti tra sconosciuti.
Ammucchiati anche, purché ci sia una spalla che ci faccia da punto cardinale.
Perché è perso il Nord, la direzione di casa, la vita come era.
Ho visto persone arrivare per un selfie sulle mie rovine.
Mie perché ci era tutto caro, pure la pietra, l’occhio di una foto.
Ho visto anche persone strapparsi unghie per recuperare un triciclo,
rosso come un nuovo giorno.
Ho visto sentimenti accartocciarsi insieme, collassati come le nostre mura, senza più spazio in mezzo e niente lampadari e foto e tovaglie.
Così l’amore e l’odio, l’onore e il rancore stavano stretti stretti sull’orlo della vertigine.
Eppure io non ho mai visto soprattutto tanto amore come in quel periodo.
Niente più schermi PC e cellulare.
C’era da toccarsi le mani, sovrapporsi i destini, vedersi il sorriso in faccia quando arriva vicinissimo alla lacrima.
E ora il terribile terremoto in Turchia mi toglie un po’ di vite.
Eppure ecco anche qui, aiuti da tutto il mondo.
E stanotte non faccio altro che pensare ai volontari ucraini e russi, in guerra tra loro, ora coordinarsi per cercare l’unica cosa davvero importante: un triciclo, rosso come il giorno.

Immagine tratta dal web

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