Il Golem di Gustav Meyrink

DI MASSIMO DE TOMMASO

Il Golem di Gustav Meyrink riprende nel titolo la curiosa storia che risale al tempo dell’imperatore Rodolfo II (1552-1612), con la creazione del golem affidata al rabbino Loew (per chi volesse approfondire: https://www.storicang.it/a/il-golem-uomo-di-fango-nel-ghetto-di-praga_15184)

In realtà, per quasi tutto il romanzo il golem resta una entità evocata più che toccata dal protagonista narrante che, avendo scambiato il suo cappello, nel Duomo di Praga, con quello di un certo Athanasius Pernath, ne rivive le vicende fino al sorprendente e commovente finale.

In realtà la vera protagonista di questo capolavoro del romanzo gotico è la città stessa di Praga, anzi il suo quartiere ebraico, cuore dei misteri della cabala e di tutta la tradizione esoterica che sin dai tempi di Rodolfo II ha avvolto la città sulla Moldava di un alone indiscusso di fascino intellettuale.

La prosa di Meyrink, nella ottima traduzione di Carlo Mainoldi, resta a tratti ostica e il ritmo narrativo è a volte convulsivo a volte stagnante, perché tutto il romanzo è attraversato da una atmosfera sospesa tra onirico e surreale.

Certamente in questa sua opera Meyrink ha dato sfogo a tutta la passione per l’occultismo e lo spiritismo, cui si era avvicinato col suo trasferimento a Praga, dopo la adolescenza trascorsa tra Amburgo e Monaco.

Un romanzo che per gli amanti del gotico non può mancare sullo scaffale, anche se inizialmente è difficile compenetrare i dialoghi e le scene di vita quotidiana che appartengono a quella cultura ebraica che tante tracce ha lasciato nella trama sociale mitteleuropea.

Immagine tratta dal web

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