Il mio Natale

DI FANTINO MINCONE

Sulle prime, l’idea era di scrivere un racconto a lieto fine, dovendo, però, immaginare una bontà diffusa che si concretizzasse in persone e famiglie perbene, disponibili ad accogliere nelle loro calde case alcuni indigenti.

Non più auguri di “felici festività”, privi dell’afflato del cuore; non più inutili elemosine fatte per alleggerire le coscienze e non più compassionevoli paroloni di fratellanza ma occorre vera solidarietà!

Poiché non si tratta di una gioiosa novella per bambini, ma di uno specchio di questa società costellata da una serie di tante crude povertà, voglio azzardare liete conclusioni e aspirare al top della carità: l’utopia serve per sopravvivere… ma anche per abbracciare nobili ideali, accendendo fantastici sogni!

Vorrei un Natale per tutti: un Natale, dove anche questi nostri amici sfortunati potessero sentire il calore di una famiglia e gustarsi un barlume di felicità.
Vorrei, per esempio, qualche buon parroco, che predica il vangelo, con spirito umanitario, sulla falsa riga di papa Francesco, accogliesse qualcuno di questi poveri cristi in canonica o in un luogo al coperto, con vitto e alloggio decenti, degni di persone che non hanno colpa d’essere poveri.

Vorrei che qualche pensionato, solo e senza amici, invitasse uno di questi malcapitati al pranzo di Natale, per ritrovarsi a lenire la loro reciproca solitudine.
Vorrei che tanti aprissero il cuore, piuttosto che il portafogli, regalando una carezza, una stretta di mano e un sorriso, e non solo uno sguardo pietoso!

Vorrei un Natale vissuto per le strade di periferia, sotto i ponti del dolore, nei reparti di pediatria oncologica o negli ospizi, luoghi di profonda sofferenza, per addolcire le nudità degli agonizzanti nel mistero dell’umana bontà e della divina misericordia.

Vorrei un Natale di speranza per i senza speranza, i depressi, gli scoraggiati, gli esodati, i disoccupati, gli stranieri di ogni etnia… e anche per i non credenti…
Vorrei vedere più cristiani disponibili alle necessità dei fratelli sofferenti ed emarginati.

Come sarebbe bello il Natale se almeno uno di questi diseredati, migranti, senzatetto, ritenuti i rifiuti della società, ricevesse un po’ di calore e non solo qualche spicciolo di elemosina!

Se anche un fiore selvatico riesce a regalare emozioni positive… ancor più il Natale ha la capacità di addolcire i cuori per elargire gioia a tutti; e intraprendere un cammino di fratellanza.

Sarà un vero Natale se, dopo le feste, nessuna persona resterà delusa!
Sarebbe l’avverarsi del miracolo del cuore… e del bene che vince il male.
Allora: armiamoci di coraggio e di tanta buona volontà!

Immagine tratta dal web

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