Il mito di Prometeo e l’interpretazione di Freud

di Gianfranco Ricci (psicologo)

La figura di Prometeo è centrale nella mitologia greca.
Considerato un titano amico degli uomini, dopo averli forgiati dal fango su ordine di Zeus, fece loro dono del fuoco.
Prometeo era stato incaricato di distribuire le qualità a tutti gli esseri del creato, fino ad esaurirle; tuttavia il titano aveva tanto a cuore gli esseri umani da sottrarre l’intelligenza e la memoria alla dea Atena, pur di donare una qualità anche a loro.

Il Sovrano degli dèi, preoccupato dalle capacità degli uomini, decise di togliere loro il fuoco, così da limitarne il potere.
Il gesto di Zeus ebbe drammatiche conseguenze: gli uomini morivano, per il freddo e l’incapacità di cucinare il cibo; spinto da pietà, Prometeo, una volta raggiunto l’Olimpo, accese una fiaccola (secondo altre versioni un tronco cavo, nel quale nascondere la fiamma) e fece dono nuovamente agli uomini del fuoco sottratto agli dèi.
Le alterne vicende che seguirono segnarono la rovina di Prometeo nel suo scontro con Zeus, fino alla terribile punizione finale: il titano venne incatenato ad un impervio sperone di roccia, in alta montagna.
Ogni giorno, la terribile aquila del Caucaso Athon avrebbe squarciato il ventre del titano, divorando il sul fegato, fatto poi ricrescere durante la notte.
Un supplizio eterno, destinato a ripetersi ogni giorno.
Come racconta Eschilo nel “Prometeo liberato”, opera perduta, l’eroe Eracle, molto tempo dopo, avrebbe sconfitto la terribile aquila, liberando il titano dal supplizio voluto da Zeus.
Freud utilizza le conoscenze della psicoanalisi per commentare interpretare il mito di Prometeo nell’articolo “L’acquisizione del fuoco” del 1931.
Freud nota come l’acquisizione e l’utilizzo del fuoco comportino un fondamentale passaggio di rinuncia. Di quale rinuncia si tratta? Utilizzare e conservare il fuoco significa per prima cosa trattenere l’impulso di spegnere le fiamme.
La spinta a spegnere il fuoco ci mostra la minaccia costituita dalle fiamme: capaci di bruciare case, edifici, foreste e corpi. Le fiamme sono state a lungo un pericolo e il loro uso incauto può comportare ferite dolorose, se non mortali.
Lo spegnere le fiamme può offrire quindi non solo un motivo di sollievo, ma anche un grande giubilo, un senso di forza e di padronanza: l’uomo può battere la potenza del fuoco!
Freud sottolinea come in tutti i miti che mettono al centro l’acquisizione del fuoco, il protagonista venga punito: così accade anche a Prometeo, che infatti viene punito da Zeus e incatenato.
L’idea di Freud è che a punire l’eroe, simbolo dell’umanità che accetta le limitazioni della Civiltà, sia l’Es, incarnato nel mito dalle divinità, che possono godere di tutti i piaceri, senza limiti, proprio come vorrebbe l’Es.
Se la rinuncia pulsionale risulta quindi un elemento fondamentale e benefico per l’umanità (come già Freud aveva indicato nel saggio “Il disagio della civiltà”), la punizione sarebbe il simbolo del rancore che l’umanità pulsionale rivolge a chi ha imposto questa limitazione al godimento.
La rinuncia genererebbe un vissuto di ostilità, che poi evolve nel senso di colpa, con la finale liberazione dell’eroe punito per aver dato la possibilità alla civiltà di nascere.
L’articolo di Freud è ricco di suggestioni simboliche e mitiche, che vi invito a ricercare nel testo originale.
Nella foto:
– “Prometeo ruba il fuoco”, a sinistra nella versione di Füger, del 1817;
– “Prometeo”, a destra nella versione di Rubens, del 1612.
Per approfondire:
– Freud – “L’acquisizione del fuoco” 1931;
– Freud – “Il disagio della civiltà” 1930.
Potrebbe essere un contenuto artistico raffigurante 3 persone

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità