Il pino, mitico e utile

DI REDAZIONE

Caratteristiche generali
In genere, il pino viene identificato con quello domestico (Pinus pinea), dalla caratteristica sagoma ad ombrello della chioma, insomma, quello delle pigne e dei pinoli. Invece nel nostro emisfero boreale esistono una novantina di specie Pinus, che vivono in ambienti assai diversi, dai monti al mare.

Esse sono Conifere, piante sempreverdi, con foglie aghiformi, in mazzetti da due a cinque aghi. Questa forma particolare assicura loro una notevole resistenza sia al freddo e gelo, sia al troppo caldo: possono vivere quindi dove l’acqua liquida è scarsa per vari mesi, a causa di ghiaccio o piogge rare, calura estiva. Inoltre il legno possiede resine, capaci di proteggere da ferite e stress.

Sono molto longevi, fino a trecento anni di vita, con sottoboschi ricchi e una varia fauna, che comprende molte specie di uccelli e alcuni mammiferi (cervo, martora, scoiattolo).

Le specie più note
Il pino silvestre, che come il cembro, meno diffuso, si trova in zone tra i 1500 e 2000 metri, può arrivare ai trenta metri di altezza, è molto resistente, e forma ampi boschi. Invece molto più basso, fino a soli 2 metri, è il pino mugo, dai rami a candelabro e dall’aspetto piegato, per opporsi meglio ai venti. Il pino d’Aleppo è adoperato nel rimboschimento di ambienti; vi si ricava la trementina, per diluire i colori.

Il pino marittimo (P. pinaster) tollera bene la salsedine ed è piantato soprattutto per proteggere le pinete.

Molteplici utilizzi
I pini hanno da sempre fornito utili sostanze, come la pece, il catrame, la resina e la trementina. Inoltre il legno era molto usato per le imbarcazioni. Sia la resina che le gemme e i germogli, e gli stessi aghi curano la tosse, e sono disinfettanti e diuretici. Gli oli essenziali purificano la respirazione, oltre ad essere efficaci nell’infiammazione di vie urinarie e cistifellea.

Miti e leggende
Il mito di Attis, con culto nato nella Frigia del settimo secolo a. C., dalla morte alla resurrezione, era il simbolo del ciclo vegetativo della Primavera. Ovidio, nelle sue metamorfosi, racconta che Attis, dopo la morte, fu trasformato in pino. Secondo gli studiosi, si tratta di un’anticipazione pagana della Pasqua cristiana.

Inoltre il pino, consacrato da Greci e Romani a Rea, la grande Madre, è legato dell’amore tragico tra Borea, vento del Nord, e la ninfa Pittis (da cui forse il nome), che “piange” ancora lacrime di resina, quando il vento ne scuote i rami.

Versi suggestivi
I pini sono citati in alcune poesie di noti poeti. In “Pino” di Egdar Lee Master, autore dell’Antologia di Spoon River: “I boschi di pini sulle colline/ e la fattoria lontana miglia e miglia,/ apparivano nitidi, come dietro una lente,/ sotto il cielo di un azzurro pavone!…”. Sandro Penna: “I pini solitari lungo il mare/ desolato non sanno del mio amore…”.

Alcune problematiche
Il pino domestico ha avuto ed ha ancora un ampio impiego per motivi ornamentali, lungo coste e strade, ma a volte in suoli piuttosto pesanti, compatti, senza uno spazio adeguato per lo sviluppo di radici e fogliame.

Da qui sono derivati danni rilevanti alle coperture stradali, cedimenti della zolla radicale, del fusto e rottura di rami per agenti atmosferici.


(foto da Pixabay)

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità