Il presepe del Perugino dolce come la nonna

DI VANNI CAPOCCIA

 

L’Epifania non è la festa che tutte le feste si porta via ma la festa più tenera che ci sia, ci ricorda la nonna e in tanti abbiamo una nonna da ricordare.

Io per esempio ho avuto una nonna adottiva che mi ha voluto bene tanto quanto ne ho voluto io a lei, per la Befana mi metteva al collo una collana che faceva con qualche cioccolatino, caramelle, mandarini e fichi secchi: buonissimi.

E penso che nessun pittore abbia disegnato un’Epifania più dolce, affettuosa e vera di quella dipinta dal Perugino per i suoi paesani di Città della Pieve.

Sembra che abbia chiesto al lago e al cielo di essere tersi come dopo la tramontana, al venticello di rendere tremule l’aria e le piante e a tutti i paesani di scendere dalle colline umbre verso la capanna, di mettersi in posa, di portare i loro animali.

Come quel cagnolino impertinente che invece di star fermo manda segnali di gioco al bue che poverino con un occhio guarda il Bambino nudo da scaldare e con l’altro quel fastidioso animaletto bianco. E sì, il presepio del Perugino è dolce come la nonna.

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