Il primo giorno di scuola

DI MARIALUISA VILLA

Ricordo un giorno di ottobre, una bimba con un grembiulino bianco e un fiocco blu al colletto. Camminava sul marciapiede, dando la mano alla sua mamma.

Il grembiulino era grazioso, fatto a vestitino, con una cinturina in vita e una piccola puntina di pizzo sangallo che disegnava un motivo sul petto. L’aveva cucito la sua mamma e lei ne era molto orgogliosa.

Sulle spalle una cartella arancione, con le fibie metalliche, e dentro alla cartella un quaderno a quadretti e uno a righe, il diario e l’astuccio rosso, con le matite e i pastelli colorati, la gomma bicolore e la stilografica, quella con la cartuccia.

Ricordo un grande cancello grigio e oltre il cancello tanti bambini in fila, a due a due. In cima alla fila di quella bimba c’era una maestra bionda, alta, con il viso tondo e un gran sorriso.

Ricordo l’entrata nella grande aula e i banchi di formica verde, con le seggioline tinta legno e le gambe metalliche. Ricordo l’appello e la maestra che, giunta al mio turno, mi chiamò con il nome incompleto, Maria.

Io risposi “presente” ma nel mio cuore non ero soddisfatta. Io non ero “Maria”. Io ero “Maria Luisa”.

Giunta a casa i miei famigliari mi chiesero notizie sul primo giorno di scuola e io parlai di tutto:dei miei compagni, della preghierina detta prima dell’inizio della lezione, delle aste che avevo imparato a fare stando nei quadretti, e anche dell’episodio dell’appello.

Dissi che la maestra mi aveva chiamata Maria e che io ero Maria Luisa. Forse aveva sbagliato bimba? La mamma mi spiegò che forse non avevano trascritto il mio nome per intero, e che l’indomani, dopo l’appello, io avrei potuto alzare la mano e dire alla maestra il mio nome completo, senza alcun timore.

Il giorno dopo, al momento dell’appello, l’insegnante chiamò il mio nome a metà, come il giorno prima.

Allora io, come mi aveva suggerito la mia mamma, al termine dell’appello, alzai la mano e la maestra mi diede la parola. Io dissi timidamente: ” io mi chiamo Maria Luisa”.

Mi batteva il cuore, ero in piedi davanti alla maestra e altri 25 bambini che mi guardavano. Ma la mia mamma mi aveva spiegato che non c’era nulla di male nel dire una cosa giusta, perciò parlai con determinazione.

La maestra aprì la bocca in un grande sorriso dicendo: ” Ma davvero? Ma guarda, hanno scritto il tuo nome a metà questi birbanti! Correggiamo subito!” E aggiunse il nome “Luisa” sul registro, con la sua stilografica. Poi mi sorrise ancora e io mi sedetti contenta.

Avevo ascoltato il consiglio della mamma e tutto era andato nel modo giusto. Fu la prima piccola lezione di vita che imparai da lei: con garbo e determinazione, non aver paura di dire la verità. Grazie mamma.  

 

 

 

 

 

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