Il senso di appartenenza e quella sensazione di sentirsi fuori luogo

DI PINA COLITTA

Che passione quelle giornate in cui si avverte la sensazione piacevolissima di sentirsi fuori luogo!

Eppure un motivo non c’è, ma soprattutto non c’è nulla che vada così male… In realtà non c’è neanche niente che vada così bene!

In pratica l’unica sensazione che si avverte è quella di non sentire nulla.

Nulla di entusiasmante, nulla che ci faccia sentire vivi. E sembra di vivere un cocktail nocivo di emozioni. Anzi, per dire la verità, di non emozioni!

La sensazione di essere fuori luogo è legata al senso di appartenenza per cui ci si sente Ok. Se invece si percepisce una discrepanza di intenzioni, principi e valori si perde il senso di appartenenza ed in un baleno ci si sente fuori luogo, estranei al clima, al contesto.

Il senso di appartenenza è mediato da simboli esteriori, dall’abbigliamento, da passioni comuni, da problemi comuni. Il senso di appartenenza si vive anche nelle piattaforme social. Eppure l’appartenenza a una comunità ha radici antiche nella storia dell’uomo.

Se si fa mente locale è stato proprio l’Uomo ad essere vissuto in gruppi, in tribù, in villaggi fin dalle origini. Essere fuori da una comunità implicava il rischio di non poter sopravvivere… E, dunque, è proprio per questo che “appartenere” è diventato un bisogno programmato.

Soprattutto appartenere ad un gruppo ha sempre dato un senso di sicurezza, permettendo di arricchire il senso della propria identità, facendo attenzione che non ci sia un “identificazione simbiotica” col gruppo di appartenenza con il rischio di perdere la propria identità.

Il sentirsi fuori luogo è quando si percepisce una qualche differenza rispetto al gruppo.

Sentirsi fuori posto non è assolutamente un fatto eccezionale e in tanti possono avvertire questa sensazione, nella routine giornaliera, soprattutto quando ci si trova ogni giorno a dover fare le stesse identiche cose.

Ecco perché può capitare a chiunque di sentirsi fuori posto in modo diverso…

Come potrebbe non accadere quando si compiono ogni giorno le stesse identiche azioni:

alzarsi, fare colazione velocemente, lavorare, e poi veloce pausa pranzo, lavorare ancora, passare il pomeriggio immaginando una serata sul divano, al bar a bere con gli amici. A volte non si vorrebbe andare a dormire proprio per non ricominciare tutto da capo.

In realtà la routine non è da demonizzare, anzi la giornata tranquilla è piacevole, quello che non è piacevole è il luogo in cui si svolge la propria giornata forse perché il tempo è sempre nemico e le persone che si hanno intorno non capiscono le nostre esigenze.

Tali persone potrebbero essere genitori che hanno ostacolato delle scelte importanti, o anche un lavoro che non è stato deputato adatto; ma potrebbero essere anche amici che ruotano intorno a questo nostro mondo che non è assolutamente il loro in un vissuto che ci sembra a volte molto banale.

Fare quello che fanno tutti e in apparenza la salvezza, ma in realtà questa sensazione la avvertono prima o poi in molti, anche se in pochi hanno una vera e propria consapevolezza.

Intanto c’è una sorta di comportamento per cui nelle giornate per noi emotivamente più grigie si trascorre il tempo a fantasticare, a sognare le vite degli altri, di quelli che si alzano con il sole, invece che con la nebbia, di quelli che camminano a piedi nudi nella neve, invece di camminare con le scarpe sull’asfalto, di quelli che fanno il palo mentre altri ballano, consolandosi con l’ennesimo cocktail al bar del paese.

Sì vorrebbe che fosse sempre estate soprattutto per coloro che non amano il freddo inverno o che fosse sempre inverno per coloro che non amano la calda estate.

Eppure una mia idea c’è l’avrei a riguardo.

È sicuramente il senso di colpa, di stampo cattolico che ci perseguita ovunque.

Ci hanno insegnato che bisogna accontentarsi della felicità, dei momenti di gioia, delle risate; bisogna accontentarsi perché noi siamo nati per studiare, lavorare, fare la famiglia e quindi ci hanno convinto, alla fine, che sia giusto così…

E continuiamo a fantasticare una vita perfetta la quale proprio perché la vediamo troppo adatta a noi, ci sembra impossibile da realizzare. A me verrebbe di dire che dobbiamo stare tranquilli e che sicuramente non è colpa nostra perché il 99% della popolazione fa esattamente quello che sto asserendo…

E se non lo fa, si è convinto totalmente che è nel posto giusto, sebbene non lo sia. Sentirsi fuori posto vuol dire che si sta fondamentalmente percorrendo la strada giusta. Capita anche ai grandi di sentirsi fuori posto, a coloro che hanno realizzato delle cose grandiose nella vita, a coloro che hanno raggiunto dei traguardi davvero unici e colossali.

Mi viene in mente per esempio la citazione di Jack Ma, uno dei più grossi imprenditori cinesi che testualmente dice: “tante persone hanno delle buone idee alla sera ma poi quando si svegliano nella mattina tornano a fare stesso lavoro di sempre”. In poche parole tornano a sentirsi costantemente fuori posto.

Eppure il punto di forza di persone come Jack è proprio quello di essere convinti di voler fare qualcosa di diverso e così sono stati in grado di fare qualcosa di straordinario contro tutte le aspettative e tutti i limiti imposti dal luogo in cui sono nati.

©® Copyright foto di Pina Colitta

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