“Il tempo rimasto” di Mario Di Marzio, un racconto d’arte

DI MARCO MICHELE CAZZELLA

Scritto brillantemente, dal talentuoso Mario di Marzio. In prima persona e ambientato a Roma. Precisamente nel quartiere di San Paolo. Racconta la storia di un giovane di 39 anni Francesco, il quale dopo aver lasciato la propria e amata città per andar incontro alle sue scelte di vita. Guidato da un senso di nostalgia vi ci ritorna.

Un racconto introspettivo in cui l’autore attraverso il protagonista parla al lettore di sé tanto che più di scrivere una storia sembra come se stesse parlando realmente a delle persone. Il testo agro dolce ruota principalmente attorno all’arte e la storia di Roma con moltissimi accenni storici come quelli per i vari attori e registi che vi hanno soggiornato.

Oppure con riferimenti a fatti di cronaca avvenuti tra gli anni ’50 fino a quegli ’90. Senza dimenticare quelli politici descritti per evidenziare come si viveva e con quanta attenzione bisognava far in quei periodi nel trovarsi nel posto giusto e al momento giusto. Un racconto d’arte anche perché il protagonista è molto appassionato di ciò in tutte le sue sfaccettature specie nella fotografia; difatti ad un certo punto si ritroverà a lavorare in un negozio di cornici.

Un testo che si può definire uno spaccato di vita fatto da persone e non personaggi, i quali ognuno raccontano delle esperienze come il barista Nicola, o il sarto Romano, o l’atleta Rodolfo e così via dicendo. Ogni episodio raccontato e ben descritto in ogni particolare e con moltissimi dettagli che arricchiscono la narrazione.

Tra i tanti mi ha colpito quando Francesco seduto nel bar col giornale legge l’articolo riguardante la distruzione della statua del Pasquino. Inoltre nel testo è presente persino una poesia che Romano legge al protagonista. Un episodio tra l’altro che mi ha molto toccato perché durante la loro conversazione si nota la differenza dei giorni attuali con quelli del dopoguerra. Quando lavorare era faticoso e bisognava far sacrifici per mantenere una famiglia.

Ma nonostante tutto questo, il libro si può definire anche divertente soprattutto per il parlato in vernacolo romanesco dei vari personaggi, o le poche frasi in napoletano pronunciate dal sarto.
In definitiva un bellissimo libro culturale, artistico, pieno di prospettive da cui osservarlo.

Con tante lezioni di vita tra cui un profondo e splendido insegnamento verso la fine esordito dal protagonista stesso. Un testo che porterà a molti qualche lacrimuccia nel senso che vi capiterà di pensare al vostro passato a quando anche voi come lui vivevate in un quartiere dove ci si conosceva tutti.

Per questo mi sento di consigliarlo sia a coloro che sono più grandicelli per rivivere i propri tempi andati, ma anche ai giovani di adesso per mostrar una realtà diversa dalla loro per farli capire quanto essi siano fortunati e adagiati oggi.

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