Il traghettatore dei viandanti del cuore

DI GIOVANNI DE LUCIA

Da una sponda all’altra della vita, il mestiere del traghettatore è un mestiere unico, fatto di solitudine, dove in quella solitudine si è capaci di donare pienezza ai viandanti del cuore.

Un guscio decorato con i colori dell’arcobaleno, la capacità di trasportare delusioni e lavarle con i racconti di terre promesse e di approdi sicuri.
Durante il viaggio, che può durare un istante di vita, accogliere, abbracciare sapendo di crearsi un’illusione, diventa missione.

Portar via da una sponda all’altra, da un amore ferito verso un amore nuovo, o da un amore smarrito e allo stesso ritrovato, è il più incosciente gesto d’altruismo. Raccontare di come sarà una nuova vita, sapendo di rinunciare ad essa, è come dipingere un quadro senza tela; fai cerchi con le mani, mentre sfumi il colore del cielo con lo sguardo.

Ma come va pagato un traghettatore, quale moneta compensa il suo silenzio nel tornare indietro vuoto? Un mestiere duro fatto da chi si accontenta solo di un ricordo, di un sorriso bianco come la spuma del mare, della voce tremante di chi non tornerà mai più indietro.

Foto dal web

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