Il vissuto più bello

DI LUCIANO ZAMPINI

Cosa resterà di noi alla fine
forse un pugno d’inutile ricordo
un fazzoletto imbevuto d’assenzio ricurvo in un cassetto
oppure un fiore viola nato prepotente nella roccia.

Cosa resterà della donna sensuale che mi cullava
e di tutte quelle tenebrose notti a sfogliare petali,
dove andranno a tracimare le nostre parole
che cadono a cascata dalle nostre bocche.

Forse rimarranno impigliate nella trama di qualche rete,
chi sarà il fortunato che leggerà di noi
e se mai consegnerà al tempo ogni passione.
Oh, se quella bottiglia mai lasciata partire

fosse salpata dalle nostre mani
avremmo di sicuro sigillato quell’ampolla
con il tappo del non vissuto più bello.
Cosa resterà di noi appena la notte andrà a morire.

Apparentemente amanti disperatamente amati.

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