Impreparati all’adesso

DI MARIAESTER GRAZIANO

Pensate ad uno stadio americano, partita di football, grossi caschi, colpi ruvidi, tifo accanito, striscioni.
Pensate a un placcaggio di quelli che ti mettono il tifo alle calcagna.
Un colpo al petto, la caduta.
Il giocatore si rialza.

Il tifo si fa prima più forte poi si assottiglia e diventa un tumtumtum tipo cuore.
Poi neppure quello.
Qualcuno sta praticando il massaggio cardiaco e tutti, proprio tutti, anche gli avversari, circondano il corpo, si mettono in ginocchio, pregano.
Pure sugli spalti silenzio e chi riesce a sussurrare è per fare la spia a Dio.

Daman Hamling 24anni, giocatore dei Buffalo Bill, esce dal campo con l’ambulanza.
Il lungo applauso di tutti.
Ma proprio tutti, pure gli avversari.
Ci sono momenti di pace improvvisa in cui si capisce la vita, la morte, il suono del silenzio e magari si chiama la madre o la moglie e si chiede scusa.
“Scusa di cosa?”
“Non lo so. Fai tu. Anche di quello che non ricordo. E comunque grazie va bene? Prima di tutto grazie.”

Ci sono discorsi senza senso da fare.
Quelli che poi hanno più senso di tutti, che si tengono per la fine tipo quando mangi la lasagna e tieni la crosta per dopo come boccone privilegiato per tenersi un ricordo.
Però poi succedono le cose e c’è urgenza di fare ciò che si era messo da parte.
Ci si trova sempre impreparati all’adesso.

Allora ci si ricorda che mamma ci diceva sempre di dire scusa e grazie e quando sei bambina non sempre capisci la distribuzione esatta e comunque vanno sempre bene e fanno vedere che sei educata.

Così quando accadono gli adesso viene da dire scusa e grazie come dire mamma e papà.

Immagine tratta da Pixabay

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