In mezzo a due mondi: tra passato e futuro i miei Natali più belli

di Simona Melis

A Natale ricordo ‘Pisoni’ sdraiato sulla porta, gatto nero e grasso, guardiano di assoluto rispetto, e le anguille infilzate nello spiedo. Per me bambina era una sorta di massacro quell’animale viscido che si muoveva e poi finiva nel camino, a cuocere lentamente, rubando il posto a ‘su proceddu’.

A tavola i ravioli profumavano di arancio, qualcosa che addolciva l’anima, e nasceva dalle mani delle donne, unendosi quasi simbolicamente con i sapori forti della carne arrosto, cucinata rigorosamente dagli uomini. Le carte non mancavano mai, si giocava a pinellone, nelle interminabili serate tra noccioline e dolci:
“Sa sposa, papaddu unu pastissu!” (Tesoro, mangialo un pastissu).
Mi sembra di vederlo su pastissu, ricoperto di glassa e infinitamente morbido, offerto da lei, sorridente Regina della Casa.
Le chiacchiere dei grandi erano in sardo, il che affinava il mio udito e la curiosità di conoscere segreti e saperi antichi, in quella lingua che allora non parlavo ma capivo.
Tutto si svolgeva in cucina, intorno alla grande tavola, che diventava protagonista per tre giorni, dalla vigilia, in cui si mangiava sa tratalia o sa cordula, di cui alcuni non sopportavano neppure l’odore, fino al 26 dicembre.
Interminabili momenti di convivialità e risate in cui la famiglia si riuniva in tutte le sue Infinite diversità e generazioni.
Il Grande Patriarca, col camino adornato dalle corna del cervo, raccontava le sue storie antiche e tutti gli altri si concentravano sui problemi del presente.
Io in mezzo ai due mondi, tra passato e futuro, riempivo la pancia e l’anima di quella meraviglia.
“Sa sposa, papadda una fit’e casu!” (Tesoro, mangiala una fetta di formaggio!)
A casa del Patriarca non mancava mai il formaggio che si metteva ovunque, anche nella minestra. Se chiudo gli occhi sento il profumo di quel formaggio, che si mischiava a quello del mirto, fatto in casa.
La porta aperta faceva comparire altri personaggi di un mondo che sta sparendo, fatto di grembiuli e risate di paese, di semplicità e festa, di libri di poesie che facevano intonare versi cantati di un passato magico e ancestale.
La Regina della Casa e il Grande Patriarca mi hanno insegnato il valore profondo del passato che vivrà sempre, nella semplicità delle piccole grandi cose che rendono grande il mondo.
Foto: Internet “Is pastissus”
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