In questo ultimo giorno dell’anno, tante cose pesano sull’anima

di Gerardo D’Amico

È proprio vero che è quando ci si ferma che cala addosso tutta la stanchezza accumulata, e senti dolore dappertutto: io soprattutto nell’anima.
È dagli inizi di gennaio che assieme a tanti altri colleghi del mio lavoro non ci siamo fermati un giorno, e non per modo di dire: le ferie ad agosto e i pochi giorni di adesso sono il recupero di parte dei riposi saltati, i non lavorativi sono andati persi.

Abbiamo solo fatto il nostro lavoro, per chi ancora lo interpreta anche come un dovere, verso chi ti paga uno stipendio, verso la propria dignità, nel nostro caso verso quelli che possono trarre un vantaggio o un conforto, dall’essere informati.
Un altro anno volato via quasi senza che me ne accorgessi, col carico di cose da fare il giorno dopo che annullava il tempo impiegato a fare quelle passate.
Niente di paragonabile a chi è stato in un ospedale in prima linea travolto da malati e morti, io li ho solo visti dietro i vetri: ma in quegli ospedali, io e tanti altri colleghi, ci siamo andati durante tutto l’anno, ci siamo bardati e malgrado tutto qualcuno si è pure ammalato, per testimoniare quello che stava accadendo.
Quella fatica di medici ed infermieri, quello strazio di così tante persone, quel dolore dei famigliari lo abbiamo respirato anche noi, ed oggi che ci siamo fermati è un peso che si fa presente e forte. Un peso sull’anima.
Che diventa rabbia a vedere un tragico spettacolo politico che si replica uguale a se stesso come in una ordinaria crisi di ferragosto, l’impiego ma anche lo sperpero di immense risorse finanziarie che dovremo ripagare per generazioni, la richiesta di altri fondi e condoni e bonus e prebende a questo o a quello senza considerare chi davvero sia stato costretto a chiudere la fabbrica o il negozio o davvero non abbia fatturato e chi invece anche in questo anno disgraziato ha continuato magari limando solo i suoi profitti.
Tutti dentro, tutto a pioggia, come se i soldi si fotocopiassero.
Rabbia nel leggere di operatori sanitari che spargono idiozie sui vaccini, terrorizzando chi non ha gli strumenti per individuare le scemenze che sostengono: minano l’unico ponte che dobbiamo attraversare per lasciarci alle spalle questo incubo, ma ci fanno anche capire in mano a chi siano i loro pazienti, con quale preparazione scientifica vengano curati o accuditi.
Rabbia nel vedere i box già pronti per la distribuzione dei vaccini in Germania, da noi ci sono i bozzetti delle primule e nulla si sa se le Asl abbiano attivato in modo pro attivo le liste delle persone da convocare a seconda dell’età e delle patologie, la scansione temporale di quelle somministrazioni di massa, che più dureranno più allontaneranno la normalizzazione, il ritorno alla vita.
E poi quelli che devono per forza sparare i botti o fare il cenone con la folla e stanno affittando b&b compiacenti o architettando stratagemmi: come se il male lo facessero ad altri e non a se stessi.
Rabbia per tutti quei ragazzi che saranno costretti ancora chissà per quanto a stare lontano dalle classi, dalle biblioteche, da cinema e teatro o dalla palestra, dai luoghi della loro formazione.
Ecco, tutto questo pesa sul petto, in questo ultimo giorno dell’anno

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità