Incubo, cercando me (quindicesima parte)

DI ROSY PENNELLI

Balli, canti patronali, gente e gentaccia che percorreva su e giù il viale principale del Paese quasi come se non l’avesse mai visto. Lei ignorava i parenti e l’ipocrisia di tutta quella gente che si fermava a chiacchierare come se non sapessero nulla l’uno dall’altro e invece, ogni giorno si incrociavano per le strade, nei magazzini, dal medico e facevano finta di non vedersi…evitando saluti ordinari e scambi di parole…

Forse lo facevano per preservare le occasioni ed avere in quel giorno l’incontro ufficiale.. “che mentalità!!” pensava Greta dentro sé. Lei viveva guardandosi intorno con discrezione e diffidenza o per lo meno era ciò che sperava.

Quando si accostava a qualcuno e non stava attenta, puntualmente finiva per farsi male e rendersi conto, con il senno del poi, di non aver osservato abbastanza , di non aver prestato orecchie a ciò che sentiva quando guardava le persone.

Era notte, la serata era trascorsa ordinariamente come da previsioni e lei era soddisfatta del lavoro portato a compimento.
Cadde in un vecchio ricordo. Era passato tanto tempo da quella uscita dei suoi 18anni e la sua vita non aveva mai smesso di essere complicata, lottava per qualsiasi cosa le servisse, solo per una cosa non lottava…per l’amore che riceveva dai suoi figli…

Dio glielo aveva concesso “ Almeno questo” si ripeteva continuamente per trovare la forza sempre..”Tutto l’amaro scompare grazie al loro amore per me!” Che lei contraccambiava in una maniera viscerale, troppo profonda, troppo immensa…ma non li soffocava, erano tranquilli, sereni e gioiosi nonostante tutto e nonostante tutti i i guai attorno.

I guai le ronzavano attorno come squali che hanno avvistato la preda nelle acque più profonde e blu dell’Oceano, scrutavano ogni movimento, sembrava che ascoltassero le voci della sua mente quando era pronta per una scelta …ed eccoli pronti ad attaccare.

La mordevano un po’per volta, ma con clemenza, le lasciavano il tempo di medicarsi le ferite …non volevano divorarla totalmente e subito, si poteva arrivare a pensare che fosse un buon bocconcino e che la voglia di serbarla chissà per quale fottuto pasto, li faceva continuare a ronzarle attorno e morderla quando ne fosse giunto il momento…

Immagine tratta dal web

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