Ingo Schulze, Peter Holtz

DI MARIO MESSINA

Peter Holtz è un puro. Un idealista. Cresciuto sin da piccolo a pane e ideologia. A tal punto fedele alla linea da disorientare persino la temutissima STASI della DDR.
Un devoto al dio collettivo tale da far insorgere nei più ortodossi scrivani dei servizi segreti il legittimo dubbio che li stia turlupinando.

Eppure è così. Una monade. Una mosca bianca chiamata sempre a sostenere la convinzione delle proprie tesi. Quasi fosse un esame continuo. Una dialettica tra lui e la Storia. Chiamata di volta in volta ad assumere le sembianze del suo interlocutore occasionale.

Lui resiste. Neanche la caduta del Muro fa vacillare le sue certezze. Le amplia, con un cristianesimo pauperista, ma non arretra.

Ma c’ è qualcosa che si insinua nelle pieghe della Vita.
Qualcosa di più penetrante di un puntello conficcato nelle carni della Storia. Qualcosa di più sconvolgente di un colpo di martello inferto ad un muro.
Il denaro.
Il diventare, per caso, involontariamente, milionario.
Quasi un premio fedeltà consegnato in ritardo.

Avvicinandosi così al mondo dell’arte e dei ricchi moderni mecenati, Peter inizia a sposare l’idea di un capitalismo filantropico. Il denaro può essere usato per fare del bene.
Bisogna operare una mutazione genetica: trasformare lo sterco del diavolo in benessere diffuso.

Investire, donare, sensibilizzare.
Ma la realtà sembra ben diversa: i soldi aumentano ma sempre a scapito dei più. Peter si illude, persevera, ma constata che la ricchezza non deriva più da una fabbrica tenuta in vita ma dalla sua chiusura.

Che fa gioire le borse e fa schizzare le azioni alle stelle in vista di una nuova lottizzazione. Speculazione immobiliare e finanza diventano le nuove parole d ordine dell’ Occidente. Persino l’arte viene inquinata diventando la riserva aurea dei cafoni arricchiti.

Peter tenta così un colpo di coda. Medita che il solo modo di salvare l’umanità sia di bruciare il denaro nella misura in cui questo si renda superfluo. Tale da andare oltre la soddisfazione dei bisogni essenziali. E lo fa letteralmente. Con banconote ed accendino. In piazza. Come un novello Jan Palach o un redivivo Mishima.

Ma anche stavolta si ritrova solo. Aprendogli le porte della galera. Perché per il sistema dell’ ideologia proprietaria formalmente puoi godere e disporre dei tuoi beni ma bruciarli risulta inconcepibile.

Manicomiale. Perché Cristo poteva finire in croce.

Il denaro? non sia mai.

Immagine tratta dal web

 

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