Ironia ed umorismo, una palestra per la mente

DI PINA COLITTA

Adoro la parola “ironia” perché come diceva Victor Hugo: «La libertà comincia dall’ironia». Mai affermazione fu così vera!

Basta dare una sbirciatina ai tanti regimi autoritari, vere e proprie dittature, che abbiamo in giro per il mondo nelle quali è abolita qualsiasi forma di ironia. In qualsiasi luogo in cui la libertà è scomparsa, si sorride poco e si scherza, né tantomeno su se stessi.

L’ironia è una forma di dissimulazione, come indica anche la radice della parola sia in greco (èiron “colui che interroga”, sottointendendo “fingendo di non sapere”) sia in latino. Ma si può dissimulare per tanti motivi, alcuni più nobili altri piuttosto opachi.

Nel primo caso, per esempio, l’ironia alleggerisce una situazione pesante, un problema che rischia di travolgerci, un dialogo che precipita sull’orlo dello scontro. E’ una forza potente, ma gentile.

Nel secondo in caso, invece, l’ironia può trasformarsi nel tentativo di sfuggire alla realtà, di non volersi assumere una responsabilità, e persino di mentire. Una forza altrettanto potente, ma violenta.

Eppure l’ironia è il modo migliore per cogliere aspetti paradossali e comici della realtà riformulati in una battuta tagliente diretta a colpire, attraverso il riso, le debolezze o errori altrui.

Indubbiamente l’ironia è meno aggressiva del sarcasmo, ma più pungente e comunque meno strutturata dell’umorismo.
In qualsiasi caso, ironia, umorismo e sarcasmo sono spesso usati come sinonimi, ma non rappresentano affatto la stessa cosa.

Sono, infatti, modi diversi di cogliere aspetti paradossali e contraddittori della realtà e di comunicarli nelle relazioni interpersonali.

L’ironia aiuta a smorzare la tensione e l’aggressività, quando ci troviamo di fronte ad una realtà e a taluni avvenimenti che contraddicono le attese, le aspettative che, magari, un contesto ci incoraggia ad avere; situazione che oggi, sempre più spesso, risulta essere una discrepanza che può sollecitare il riso.

Proprio Freud, con il concetto di “motto di spirito”, descrive quella maniera intelligente e matura mediante la quale la persona si difende da circostanze negative trasformando l’aggressività, che esse suscitano, in riso.
E allora cosa sarebbe questa ironia?

Semplicemente un modo per esprimere emozioni in parte aggressive e conflittuali “addolcendole” con l’ilarità, spesso condivisa, annullando quasi del tutto la portata distruttiva.

Sicuramente rispetto al sarcasmo, quasi una sorta di attacco diretto contro un’altra persona, anche di natura aggressiva; l’ironia esprime invece un aspetto comico dell’altro e della realtà in maniera più sottile e indiretta e, per questo, più facilmente condivisibile da chi la riceve.

Eppure se è necessario creare una distanza ottimale dall’emozionalità aggressiva, sollecitando un pensiero, anzi una riflessione condivisa sulle contraddizioni che si stanno cogliendo, bisogna attivare l’umorismo, proprio per ridere insieme a qualcuno e non solo per ridere di qualcuno, come accade con l’ironia.

In entrambi i casi sicuramente un meccanismo di difesa maturo. E sì, il ricorso all’autoironia e all’umorismo rappresenta la possibilità di adottare un meccanismo di difesa maturo ed evoluto che consente alla persona non solo di tollerare meglio i propri difetti e quelli altrui, ma anche di porre una distanza ottimale da essi, sviluppando una riflessione che offre la possibilità di gestire le emozioni.

E’ assolutamente salutare ridere di sé stessi, perché può aiutate ad assumere la posizione di un osservatore benevolo e non giudicante, tollerando i propri umani difetti senza demolire la propria autostima.

A quanti di noi capita di giudicarsi negativamente come persone soltanto sulla base di un singolo comportamento?

Sono ad esempio tutte quelle circostanze dove con vergogna reagiamo alle nostre debolezze: mangiare troppo, non risultare spigliati e socievoli come si vorrebbe, non portare a termine un progetto di lavoro nei tempi prefissati…

Non esiste errore più grande di quello che porta a confondere il risultato di un nostro comportamento con il nostro valore come persone globali.

Ed è in questo caso che, subentrando la vergogna, si è portati a svalutarsi globalmente, attaccando drasticamente la propria autostima, col risultato di paralizzarsi rendendosi in tal modo non solo sfiduciati e negativi verso se stessi, ma anche incapaci di porre rimedio al problema!

E allora imparare a sviluppare della sana autoironia è un primo passo: ridere, permette di smorzare la tensione, di considerare le cose da un punto di vista più ampio; preservando l’autostima, si permette a chiunque, anche al più pessimista, di pensare e attuare delle soluzioni.

“Il barbaro o deride senza riserve o venera senza riserve. La civiltà è un sorriso che mescola con discrezione ironia e rispetto”
Nicolàs Gòmez Dà Villa

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