Istruzioni per l’uso

DI CARLO MINGIARDI

Era un mercoledì sera come tanti altri, sono in macchina sull’autostrada con direzione Civitavecchia, mi aspettano da fare 450 chilometri perché sono appena partito da Imola, sede dove lavoravo.

E’ dura la vita per chi lavora fuori, ma l’ho sempre fatto, è una vita che lo faccio. La stanchezza comincia a farsi sentire, anche perché più vai avanti con gli anni e più la cosa ti pesa, ma anche perché in questa ultima esperienza lavorativa.

Ho deciso di fare un contratto part time, lavoro solo dal lunedì al mercoledì, ma in questi tre giorni devo svolgere praticamente il lavoro di una settimana e la cosa è veramente impegnativa.
Comunque stringiamo i denti e andiamo avanti.

Cerco di distrarmi per non darla vinta alla stanchezza, non sarebbe una bella idea addormentarsi a 130 chilometri all’ora in auto.
Prendo il cellulare e chiamo Bruno:
“ che facciamo stasera? Io penso di arrivare a casa per le 21, mangio un boccone e ci vediamo in saletta se ci siete tutti ?”
“ Carlo faccio un giro di telefonate e ti richiamo per darti conferma”

Di fronte alla possibilità di fare una suonata con la band non c’è stanchezza che possa tenere, la musica è linfa vitale, è sangue che pompa nelle vene, è una necessità quasi primaria, è adrenalina, è godimento assoluto, è necessaria come l’aria che respiri.

Da quando suono con loro, ho capito quanto questa passione sia importante per me, ho avuto la possibilità di esplorare orizzonti che non avevo mai visto prima. Devo tanto a quei ragazzacci per avermi accolto con loro, mi hanno insegnato tanto ognuno di loro.

Con loro ho iniziato ad amare il Blues, a suonarlo come va suonato, è difficile da spiegare cosa sia questo genere musicale meraviglioso, non ci riesco, è troppa cosa.
Squilla il cellulare, è Bruno:
“ Carlo allora è confermato per stasera, ci siamo tutti, ci vediamo giù”
“ Ok fratè, a dopo…”

Che figata, stasera si suona. Passa tutto stanchezza, noia, problemi di lavoro, pensieri strani, comincio a spingere un po’ di più sull’acceleratore tanto questo è un tratto senza autovelox e me lo posso permettere.

Passano appena una decina di chilometri, quando sento che la macchina comincia a sbandare leggermente sulla destra. Accosto per verificare cosa possa essere successo ma già me lo immaginavo, l’anteriore destra a terra.

Era la prima volta che bucavo con quella macchina e di notte al buio con il tempo che stava mettendo a pioggia la cosa non mi piaceva affatto.

Inizio a imprecare ogni cosa che mi veniva in mente e apro il portabagagli: c’è il ruotino di scorta ma è sgonfio, e adesso che cavolo faccio, vado a guardare il libretto di istruzione e leggo che c’è un compressore in dotazione per gonfiarlo, lo attacco alla presa 12 volt, niente muto come un pesce.

Provo, riprovo, rivado a leggere le istruzioni, tutto tace.
Tiro giù qualche imprecazione  mentre iniziano a cadere le prime gocce di pioggia, non mi rimane altro da fare che chiamare un carro attrezzi.

Dopo una mezz’ora arriva il camioncino e spiego all’operatore quello che mi era successo, lui mi fa:
“ ma l’hai acceso il motore dell’auto altrimenti non arriva corrente alla presa 12 volt e il compressore non parte.”
Con enorme vergogna rispondo di no.

Mi aiuta a fare il cambio gomma, pago il dovuto e riprendo mestamente il viaggio con un giramento di scatole che lascio immaginare.
Dopo un pò però inizio a sbollire, penso che ho un appuntamento con la musica, ritorna il sorriso, ritorna il buonumore, mi riprometto che la prossima auto che acquisterò, la prima cosa che devo fare e leggere le istruzioni sul cambio gomma.

Però penso anche che con il ruotino sotto non posso correre come vorrei, anzi devo andare pianissimo e sicuramente arriverò tardissimo a casa e allora ritorno nel mio stato incazzoso, la suonata è saltata…

Immagine tratta dal web

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