DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN
Jack Vettriano, al secolo Jack Hoggan, è un artista contemporaneo scozzese, di origini italiane – il cui stesso nome d’arte pare derivi da una storpiatura, forse involontaria, del cognome della madre, Vettraino, di origini laziali – il quale indubbiamente fa discutere, e certamente non lascia indifferenti.
Spesso denigrato dai critici, gode tuttavia di una notevole popolarità, soprattutto dovuta alle numerose riproduzioni delle sue opere, estremamente diffuse in molteplici forme, ma in particolar modo nelle cosiddette Greeting cards, sostanzialmente biglietti d’auguri, che in Inghilterra hanno una certa importanza.
Come ricorda Beppe Severgnini ne L’Inglese – Nuove lezioni semiserie, mentre la lingua inglese è semplice, gli Inglesi sono gente complicata, tanto che la corrispondenza che li riguarda non è assolutamente da prendere alla leggera: basti pensare all’esistenza del Debrett’s Etiquette and Modern Manners, un galateo britannico che vanta ben venticinque pagine di modi corretti di rivolgersi ad una persona, non tralasciando nemmeno l’eventualità di dover scrivere al secondo figlio della vedova di un duca scozzese.
Le opere di Jack Vettriano, indipendentemente dalla diffusione capillare, mostrano una innegabile originalità: pervase da un’atmosfera noir, degna di un romanzo di Giorgio Scerbanenco o Ellery Queen, presentano sovente i medesimi protagonisti: donne bellissime e sensuali, e gangster cortesi ed intriganti, spesso colti in atteggiamenti rievocanti scene al limite del voyeurismo.
Un erotismo piuttosto esplicito, nella tipica modalità illustrativa di una graphic novel, dove il sentimento malavitoso regna sovrano, a volte celato dietro palesi citazioni cinematografiche. Ed ecco che appare Pulp fiction o Scarface, o ancora la figura di Marion Cotillard in Nemico pubblico, il tutto sospeso in un contesto adatto ad una coreografia di Jerome Robbins sulle note di Nico Muhly.
Pur potendo, sotto certi aspetti, richiamare alla memoria lo stile di Edward Hopper, che l’autore amava copiare con pazienza certosina, in realtà ci si accorge presto della differenza tra i due, sembrando, i dipinti di Vettriano, uscire dalle rielaborazioni dei quadri di Christian Schad, da parte di Dorothea Breke, anche se privi di quella raffigurata decadenza, più simile alle rappresentazioni di Otto Dix.
Ritratto in argento e nero, non è Vestito per uccidere, in cui Vettriano arriva a riprendere il titolo, vagamente pruriginoso, di un film di Brian de Palma, basato sulla contorta vicenda di uno psichiatra il cui destino si incrocia con quello di una sua paziente, uccisa in circostanze misteriose, e di una prostituta che ha assistito all’assassinio, ma pur non indugiando su aspetti inquietanti e limitandosi ad una quasi insolita sobrietà, l’autore non rinuncia a quella sottile linea sottesa, tratto distintivo delle sue creazioni.
Nello sguardo abbassato del soggetto ritratto, opportunamente, e astutamente, in parte celato all’osservazione diretta da parte dello spettatore, albergano possibili, molteplici sentimenti di natura criptica e indecifrabile.
Le stesse mani, nervosamente contorte, ed il soprabito, appena appoggiato sulle spalle, lasciano presagire il possibile preludio di un evento in procinto di verificarsi, la cui ineluttabilità trova riscontro in quell’espressione sfuggente e pressante.
Pesante, come le implacabili, seriose tende, atte a nascondere una finestra presumibilmente difficile da aprire, forse riferibile ad una anonima camera d’albergo.
Una rappresentazione in cui Vettriano pare, almeno per un momento, distaccarsi dal suo consueto modo di descrivere ed esprimersi, per delineare, nella mente altrui, l’inequivocabile, ambizioso progetto di una trasposizione psicologica; la sobria condivisione di un inesorabile sentimentalismo, nel senso filosofico del termine, la cui economia prevale sulle restanti circostanze, in una atmosfera di greve, studiata pensosità, per una riuscita sintesi relazionale…
Jack Vettriano, Portrait in silver and black, non datato, olio su tela, 39×28.5 cm., Collezione privata
Immagine: web
- “La carta da parati e l’infinito” - 24 Marzo 2025
- Ottimismo - 24 Marzo 2025
- Anima fragile - 24 Marzo 2025