James Tissot, Il viaggio dei Magi

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

La modernità di James Tissot si percepisce in modo palese, soprattutto in forza del fatto che la sua arte interviene in uno spazio temporale teatro di profondi cambiamenti estetici, politici e sociali.

L’artista inglese ammira una molteplicità di correnti – dai fiamminghi agli italiani, passando per Preraffaelliti e arte giapponese – e mostra tale ecletticitá in una serie di notevoli opere, tra loro estremamente differenti.

Ama catturare l’attenzione dell’osservatore proponendo immagini spesso seducenti, i cui dettagli meritano di essere attentamente osservati; non a caso egli si rivela anche un fine collezionista di oggetti asiatici, che non manca di illustrare attraverso contesti resi con gusto raffinato, diretto e sincero, e ciò non manca di suscitare, in alcuni, una latente antipatia, con l’autore sovente criticato a causa di una presunta, eccessiva leziosità, giudicata fuori luogo, a tratti volgare.

Il 1876 rappresenterà un anno di svolta per Tissot, il quale conosce una donna irlandese, della quale si innamora profondamente, e che in breve tempo assurge a sua musa personale e particolare, divenendo protagonista di diverse sue opere.

Purtroppo, nel 1882, Kathleen Newton – questo, il nome della donna – in seguito ad una grave malattia, si suicida ad appena ventotto anni.
L’artista, incapace di riprendersi, vende la propria casa londinese al collega Sir Lawrence Alma-Tadema e ritorna a Parigi, per poi cadere preda di una profonda crisi mistica che lo porterà a vivere e lavorare in Palestina per almeno dieci anni.

Il viaggio dei Magi, emblematico in tal senso, rispecchia i profondi cambiamenti che agitano l’animo dell’artista, intervenendo tra il secondo ed il terzo viaggio che Tissot intraprende in terra palestinese, tra il 1886 ed il 1896, in cui entra in simbiotico contatto con luoghi e popolazione, dei quali analizza costumi, luce e usanze, e di cui raccoglie schizzi che poi utilizzerà per i suoi celebri dipinti.

Anche se la fama di Tissot rimane perlopiù legata ad immagini rievocanti situazioni di svago ed eleganza, e le opere aventi ad oggetto temi biblici appaiono meno conosciute e non altrettanto apprezzate, queste ultime meritano altresì una particolare attenzione: la volontà di riprodurre situazioni e personaggi con estrema cura, comporta che, ancora oggi, siano effettivamente considerate come il suo risultato più encomiabile.

L’artista inglese, anziché indugiare nel consueto contesto dell’adorazione, preferisce concentrarsi sull’affascinante viaggio dei tre sapienti, provenienti da terre diverse, quindi inizialmente separati e solamente in seguito riunitisi, probabilmente nella zona compresa tra la Valle del Kedron e Gerusalemme.

Un paesaggio scabro in cui i Magi, lussuosamente vestiti con preziose tuniche color zafferano, appaiono seguiti da una lunga carovana: un’immagine atta a sottolinearne l’altolocata condizione, evidentemente in contrasto con quella più umile dei pastori, confermata inoltre dai preziosi presenti – oro, incenso e mirra – che recano in dono, a testimonianza di ambedue le regalità presenti nel dipinto.

Sul tema esiste una suggestiva poesia del poeta inglese T.S. Eliot, tutt’altro che edulcorata rispetto ad una situazione percepita anche nella sua autentica drammaticità…

…Birth or Death? There was a Birth, certainly,
We had evidence and no doubt, I had seen birth and death
But had thought they were different;
This Birth was hard and bitter agony for us, like Death, our death…
– T.S. Eliot –

James Tissot, Il viaggio dei Magi, olio su tela, 1894 c., Brooklyn Museum, New York City – US
Immagine: web

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