Il pittore francese Frederic Bazille, produce un numero piuttosto limitato di opere a causa della morte precoce, ad appena ventinove anni, durante una battaglia nella guerra contro la Prussia.
L’autore scompare quattro anni prima della celebre esposizione impressionista del 1874, eppure, nonostante questo, il suo collegamento al movimento in questione, non verrà messo in discussione.
Bazille è latore di una pittura innovativa ed originale, nuova nel senso più radicale del termine, incentrata sulla rappresentazione della vita quotidiana.
La grande passione per la pittura, che lo porta, in dissenso con la famiglia, anche ad abbandonare una promettente carriera in campo medico, non riesce tuttavia a permettergli di accettare la vita all’interno degli atelier, da lui percepita nientemeno alla stregua di una clausura.
Si dedica così all’amato dipingere en plein air, e pur non rinnegando la vita artistica di Parigi, sua città d’adozione, colpito dalla Colazione sull’erba, di Manet, mostra un’indifferenza verso l’arte ufficiale sempre più intensa.
Proprio per tale ragione, non è nuovo alle inquadrature originali. Ne è un esempio Il vestito rosa, per la cui realizzazione posa sua cugina Therese, già protagonista di altre tele dell’autore.
La figura, curiosamente, volta le spalle all’osservatore, in questo modo inducendolo a guardare nella sua stessa direzione: verso i suggestivi tetti, tipici delle costruzioni della Francia del sud.
Nel 1867, appena due anni prima della sua prematura scomparsa, Bazille realizza quello che risulterà il suo dipinto più noto, Riunione di famiglia, accettato ed esposto al Salon, con grande sorpresa dell’autore stesso, poco fiducioso in tal senso in quanto consapevole delle critiche di rigidità mosse all’opera in questione.
Le figure – dieci tra i familiari più stretti dell’artista, compresi i genitori, Gaston e Camille, ed il fratello, oltre ad un suggestivo autoritratto – appaiono infatti piuttosto statiche, tanto da essere definite, secondo comune opinione, stereotipate.
Sfoggiando vestiti eleganti, fissano senza alcuna remora lo spettatore, tanto da accentuare l’evidente sensazione di posa che pervade l’intero contesto: i protagonisti attendono la propria raffigurazione sottoponendosi alle esigenze del pittore, il quale approfitta di un periodo di ritiro presso la casa natia, e Bazille, probabilmente approfittando della discreta disponibilità familiare, replica il soggetto pur se in modo meno teatrale.
Riproponendo una situazione piuttosto simile, l’autore cattura i partecipanti ad un altro consueto simposio conviviale – non datato, ma presumibilmente risalente al medesimo periodo date le palesi affinità – in cui sparisce la forte componente di non troppo velata rigidità per cedere più naturalmente il passo ad una ragionevole quotidianità, sempre permeata di un’aura distintamente elegante, ma indubbiamente meno ingessata.
L’opera non è datata, ma è presumibile pensare si tratti di un periodo vicino al 1867, in cui viene realizzato il dipinto similare, in cui Parigi attende l’Exposition Universelle, nonché la propria eventuale proclamazione a capitale d’Europa; è quindi facile immaginarsi il trambusto provocato in città da detta situazione – situata nella cittadina di Méric, nelle vicinanze di Montpellier, in Francia Meridionale, o meglio in Occitania, per quanto la denominazione di tale regione non corrisponda in realtà ad una politica e netta definizione di confini, ma più ad una delimitazione vagamente grossolana.
Un luogo molto particolare, quello raffigurato da Bazille a Méric – il contesto ricorda il Golf du Château d’Humieres, per anni dimora di Masako Ohya, l’artistica, eccentrica miliardaria ‘rosa’ (il suddetto colore dominava praticamente ogni elemento della sua vita) grande amica di Rudolf Nureyev – in cui, tra le altre, si parla proprio la lingua occitana, una evoluzione dell’antico occitano, chiamato anche provenzale, e tuttora diffusa anche in Italia, in Piemonte, nelle Valli Occitane.
Ogni anno, a San Lucio de Coumboscuro, in provincia di Cuneo, le popolazioni occitane abitanti a ridosso delle Alpi, sia sul versante italiano che su quello francese, si riuniscono per una grande festa incontro che si svolge tra musica, vino e danze.
I partecipanti giungono a piedi, attraversando i valichi di montagna: è la cosiddetta Traversado, raccontata dal gruppo musicale Mau Mau nell’omonimo brano…
Jean-Frédéric Bazille (1841-1870), La Térasse de Méric, non datato, olio su tela, Ginevra – Musée du Petit Palais
Immagine: web
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