DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN
Scegliere e commentare un’opera dell’artista americano Jeff Koons non è semplice, poiché secondo una suggestiva definizione del professor Claudio Strinati, egli potrebbe essere ritenuto l’antesignano delle serie, data la sua produzione consistente prevalentemente in cicli.
L’enorme successo e l’estrema popolarità si ricollegano sia ad una dimensione provocatoria che ad una sorta di tollerante assoluzione in grado di nobilitare un gusto personale che l’autore ritiene le persone non debbano rifiutare, ma piuttosto sottolineare ed evidenziare.
Koons insegna a non ricusare i propri gusti personali, anche qualora si riferiscano ad oggetti classificati come kitsch dal superficiale immaginario collettivo, al contrario elevando oggetti popolari come i balloon dog fieristici a rappresentanti di una quotidianità storica destinata a permanere nel tempo.
Uno scopo raggiunto anche tramite la scelta di creazioni in forme mastodontiche, ma soprattutto perfette nella propria effettiva realizzazione. Non vi è traccia di giunture o saldature visibili, secondo una maniacale ricerca di perfezione che contribuisce ad accrescerne la forte valenza di impatto.
Non è un caso, inoltre, che diverse sue opere somiglino a degli smisurati giocattoli – pensiamo a Puppy, un’immensa intelaiatura in acciaio inox, ricoperta di fiori multicolori – letteralmente smontati e riassemblati in ossequio ad una itinerante esigenza in linea con una dimensione anche giocosa della sculture stesse.
Indubbiamente il giocattolo in sé, come riferimento all’infanzia, appartiene all’immaginario di Koons rappresentandone una costante, e non si può ignorare come tale concezione sia conseguente all’evoluzione del mondo fiabesco anglosassone nato con Alice nel Paese delle meraviglie, di Lewis Carroll; quest’ultimo conquista anche i Beatles, assurgendo a loro idolo al pari di Edgar Allan Poe, e tale passione provocherà quel sottile gioco segreto incentrato sulla presunta morte di Paul McCartney, talmente di successo da essere a tutt’oggi ancora creduto, e ritenuto paragonabile alla burla dell’invasione marziana di Orson Welles.
La fanciulla innocente che in realtà cela un mondo frammisto di inquietudine ed infantilismo, e troverà un’esaltazione in Lolita, di Vladimir Nabokov. E non è un caso che qualcosa legato a tale immagine intervenga nella vita di Koons incidendo sul suo modello estetico, etico ed erotico: il matrimonio con la nota pornostar Ilona Staller – nel 1991, un anno prima della realizzazione di Puppy – il cui personaggio pubblico cinematografico risulta connotato in maniera simile ad Alice, secondo quel mix di successo in bilico tra finta ingenuità e carica sensuale.
Curiosa coincidenza: Lolita viene pubblicato nel 1955, anno di nascita di Jeff Koons…
Loreto impagliato ed il busto d’Alfieri, di Napoleone, i fiori in cornice ( le buone cose di pessimo gusto ),
il caminetto un po’ tetro, le scatole senza confetti,
i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro,
un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di valve,
gli oggetti col monito, salve, ricordo, le noci di cocco,
Venezia ritratta a musaici, gli acquarelli un po’ scialbi,
le stampe, i cofani, gli albi dipinti d’anemoni arcaici,
le tele di Massimo d’Azeglio, le miniature,
i dagherrotipi: figure sognanti in perplessità,
il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone
e immilla nel quarzo le cose buone di pessimo gusto,
il cucù dell’ore che canta, le sedie parate a damasco
chèrmisi… rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta! – Guido Gozzano, L’amica di nonna Speranza
Jeff Koons, Baloon Dog, 2022, in occasione della mostra Shine presso Palazzo Strozzi – Firenze
Immagine: web
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