DI PINA COLITTA
La cura di beni comuni “naturali” quali
l’acqua, l’aria, e tutti gli ambienti con la loro fauna e flora… E’ un
interesse civile il recupero di beni in degrado o abbandono, sia in
contesti urbani che rurali.
Avete mai sentito parlare dei cosiddetti
“anticommons”, ossia beni di proprietà di chi, detenendo i diritti di
veto su quei beni, li può anche non utilizzare e abbandonare al
degrado?
Ciò potrebbe creare un utilizzo “non ottimale”, con
conseguente scarsa o nulla “funzione sociale” dei beni da parte di
quei proprietari… Proprietari della peggior specie che talora
condannano i loro stessi beni ad una tragica esistenza : gli
anticommons sono infatti una tragedia perché sono il risultato di
scarsi incentivi o di rendimenti o peggio, di investimenti che portano
progressivamente all’abbandono e degrado di numerosi beni.
Sono
rimasta basita quando, secondo una stima di Legambiente, ho avuto
contezza che in Italia esistono circa 5 milioni di immobili
abbandonati. E c’è gente che dorme sotto i ponti! Che tristezza!
E
non è bastato che, soprattutto con l’inizio della crisi economica
dello scorso decennio, molti cittadini attivi si siano presi cura di
alcuni “anticommons” per lo più di proprietà degli enti locali, con
l’effetto tra l’altro di aumentare la qualità della propria vita…
E
sapete perché? Perché curando i beni che, nei loro territori, sono
abbandonati o sottoutilizzati, hanno favorito negli stessi luoghi lo
svolgimento di attività di tipo sociale, ludiche, ricreative,
culturali e di solidarietà di vicinato.
Ma avete idea di che cosa
potrebbe significare una ludoteca per i bambini della strada in cui si
vive, una biblioteca aperta sino alle ore 24 per gli studenti, uno
spazio verde in cui trovarsi con amici e parenti, un corso di yoga o
di lingue nelle ore serali della scuola di un nostro figlio?
Tutto
questo potrebbe significare una capacità di spesa maggiore a parità di
reddito, in quanto non è necessario spendere per quelle attività e
spazi che i cittadini stessi organizzano, perché i cittadini ne sono
direttamente produttori e consumatori.
E allora essere cittadini
attivi conviene? Assolutamente si! Vuol dire creare una “ricchezza”
per i cittadini stessi, per chi vive ed utilizza quei beni comuni,
attraverso ciò che era “sottoutilizzato” o abbandonato, rendendolo
fruibile a tutti e quindi “valorizzandolo”.
“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma
d’arte che si possa desiderare.”
Andy Warhol
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