La domenica delle palme

DI ROBERTO BUSEMBAI

 

Ci svegliavamo quasi alle prime luci dell’alba, io e mia sorella, spinti dalla frenesia della festa e dal pensiero del sicuro divertimento che avremmo provato.

Sapevamo di dovere andare a Messa, ma quella mattina era particolare, dovevamo cogliere senza essere sgridati, da alcune piante di olivo che erano nel “campo” (allora non esisteva il giardino, il campo era la zona attigua alla corte dove abitavamo e era di tutti, era in quel luogo che avvenivano le coltivazioni così dette casalinghe, ovvero gli orti e di alcuni frutti, come anche qualche olivo), dei rametti di foglie da portare in chiesa.

Ci sentivamo furtivamente complici di un furto, e la cosa ci entusiasmava ancora di più, pensando a quante volte, invece, avevamo “rubato” ciliegie, furtivamente ma consci della nostra colpa e con la paura di essere scoperti, ciliegie o fichi a seconda della stagione in “campi” lontani e diversi.

La mamma ci attendeva in cucina con già il latte munto, bollito e fumante nella tazza, un poco di pane avanzato “arrostito” nella stufa a legna, il caminetto solitamente in quel periodo primaverile cominciava a fermare la sua funzione, la tiepida stagione non lo richiedeva e la stufa a legna era obbligatoriamente accesa per la funzione di cuocere il pranzo o la cena.

L’aria spesso era umida, la terra e l’erba bagnata, ma il piccolo viottolo tra i campi che dovevamo attraversare per raggiungere la piccola chiesa, a noi pareva un vero mare verde su cui navigare.

Spavaldi seguivamo il passo di nostra madre che insieme ad altre due o tre signore, abitanti delle corti vicine, procedevano lente ma decise scandendo i passi con rassicurazioni o informazioni varie sul procedere di alcune semine o malattie di qualche animale o che altro, ma tutte con uno o due rametti di olivo tra le mani.

Giunti poi in chiesa, che era sempre colma di persone nonostante fosse mattina appena nata, ci portavamo, anche a spinta talvolta, ma eravamo bambini e il nostro passare solitamente apriva la folla, al limite dell’altare, come se la funzione ci attirasse, e in effetti era così, tutti quei gesti, parole, lumi accesi, il fumo acre dell’incenso bruciato, e la voce del prete, forte e decisa, spesso cantilenante ci avvolgevano in un mondo particolare e fantastico.

Non eravamo certo presi poi tanto dalla fede in se stessa, ma ci attirava la cosa che sentivamo giusta e affatto pericolosa, e poi il nostro innocente divertimento si concentrava poi tutto nell’attimo in cui, l’officiante chiedeva a tutti di alzare l’ulivo che avevamo in mano, che lui avrebbe con cura e devozione benedetto spargendo acqua con quel “pennello” come lo chiamavamo noi, in lucido argento.

Era la domenica delle Palme, una domenica in cui la Chiesa ricorda l’acclamata entrata di Gesù in Gerusalemme, una giornata in cui domina il concetto vero e proprio della pace, pace tra gli uomini, pace in terra, pace nell’anima e nel corpo, soltanto pace!

Ma anche senza essere bigotti, o altamente devoti, o anche solamente atee, io penso e sono certo che il concetto di pace debba essere unanime, e in questo periodo non so fino a che punto invece possa essere interpretato.

Lo ripeto spesso, ma ribadirlo penso sia comunque necessario, io sono un signore di una certa età, e non voglio certo fare comizi o discussioni in merito, non ne ho la conoscenza adatta e non sono certo in grado di poterne fare e anche potendo non mi sentirei davvero di farne, ma con il piccolo ricordo che ho accennato , voglio soltanto far capire quanto poco basta per rendere felici e serene le persone. 

Sì, eravamo bambini, ma quanti bambini adesso NON provano più queste emozioni? Ecco che senza dover fare comizi o sbandierare multicolori bandiere, basterebbe che l’uomo guardasse due occhi grandi di una piccola creatura e si immedesimasse e ritornasse come quel bambino, forse sarebbe davvero in grado di sparargli?

La domenica della Palme non è soltanto un evento religioso, deve essere anche un evento morale e civile, un evento nel cuore e nell’anima, un semplice ramo d’olivo piantato nel cuore perchè abbia a fiorire!

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