DI MARIAESTER GRAZIANO
La domenica è iniziata prima del tempo.
Piuttosto lo ha inventato con i ritmi dei riti religiosi, paste alla crema, posti a sedere, certi discorsi parentali tipicamente italiani sul modo di mettere a disagio i corpi appesantiti o smagriti.
Le risate con una puntualità poco naturale.
Le confezioni in plastica di una salsa americana è un diversivo esotico solo apparente. Un’allusione alla modernità piuttosto che un’apertura. Un modo che ribadisce, con la stravaganza fluo sulla tovaglia col pizzo, la supremazia della tradizione, della nostalgia come fatto necessario. Ogni oggetto, soprattutto di domenica, è visto due volte.
Una per come è nella sua realtà e un’altra per come è nella sua visione allucinatoria dell’evento a cui è connesso. Per questo il rintocco preciso di un particolare orologio non è solo un’ora, la domenica, ma la replica di un’assenza, di un domino sconnesso in cui qualcosa è accaduto e che ha fatto precipitare tutto il resto del tempo.
Per questo la sedia blu non è più solo arredo e colore ma il ricordo di un viaggio che è finito troppo presto.
La domenica inventa il tempo e c’è una penombra colore robbia, al tramonto, che intensifica l’importanza di un cuore che batte.
Immagine tratta dal web
- Dove sono nato - 23 Maggio 2025
- Vidi - 23 Maggio 2025
- Tra le spighe, differente… - 23 Maggio 2025