La gioventù

DI FRANCO FRONZOLI

 

Quante volte ho messo la mia mano sopra a quella di mio padre o di mia madre. Non ricordo.

Ricordo che le loro erano screpolate , vissute, delicate. Erano mani potenti.

Le mie senza un solco, senza una ruga, senza un segno che potesse far pensare alla anzianità. Erano, le mie  mani giovani.

Ero giovane, irresponsabilmente giovane.

Ero attratto, dalla transumanza da città in città e da paesi in paesi, dalla diversità delle persone, dai colori, dai profumi, dai  loro costumi.

Il tempo passava ma non ci facevo caso,  forse perché da giovani si è anche un poco folli.

La gioventù è come un vestito nuovo bello, elegante ; ma con il trascorrere dei giorni  ti accorgi che si consuma, magari lentamente, come i capelli, come ogni lembo della pelle.

È più sdrucito.

Rimpianti?

Tanti. Il non essere potuto andare oltre , ad esempio, oltre la conoscenza, oltre la bellezza, oltre tutto, per conoscere tutto.

Ma piano piano, nel passare il confine che delimitava la gioventù dalla maturità,  riuscivo a capire ciò che non avevo capito prima.

Ero più consapevole,  il miraggio di prima diventava realtà nel bene e nel male.

Capivo che bisognava essere tolleranti con gli intolleranti, pazienti con gli impazienti.

Capivo che era meglio tendere una mano anziché ritrarla.

La gioventù può essere una meteora  se non si comprende che non va sprecata, ogni attimo deve essere colto, esaminato, amato.

Purtroppo, troppo spesso, non avendo colto l’attimo, quando si poteva, porta ad avere un senso di rimpianto.

Tutto va avanti e ci si rende conto che tutto è cambiato,  in meglio o in peggio non lo sappiamo,  quando sarà la nostra mano ad essere rugosa, e vedere la mano dei figli o nipoti sovrapporsi alla nostra.

Foto tratta dal web

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