La morte dell’Occidente

DI ANTONIO MARTONE

 

La caduta dell’Impero Romano non si svolse in un solo giorno. In realtà, essa si realizzò a pieno soltanto quando i popoli “barbari” ebbero assunto sufficientemente i caratteri della cultura latina declinandoli con il portato storico delle proprie tradizioni.

Nacque così la cultura cristiana: efficace commistione di principi ideali, elementi organizzativi, teologie. Tali elementi erano sì, estremamente eterogenei ma riuscirono, nel corso dei secoli, a mettere capo ad una cultura potente, universale: una cultura capace di trasformare il mondo e di porre le condizioni per lo sviluppo moderno delle scienze e delle tecniche.

La nascita e l’evoluzione di un mondo simile, tuttavia, fu reso possibile soprattutto grazie alla elaborazione progressiva di principi universali (certo, non indiscutibili), capaci di annunciare un’idea di umanità e una concezione possibile della comunità civile.

Ci sono tanti segni nella nostra attualità che ci obbligano a pensare che l’Occidente cristiano – già eroso in profondità da una modernità disincantata e materialistica – abbia terminato il suo percorso. Anche adesso, pertanto, come al tempo della fine della romanità, i “barbari” prendono di mira le mura delle nostre città e lo splendore delle nostre coste.

Vi è una differenza importante, tuttavia, una differenza di peso. Ora, l’Occidente non può offrire valori o forza spirituale. Ora, tutto ciò che l’Occidente può manifestare è l’organizzazione tecnica e un relativo benessere. Non c’è alcun principio morale che possa servire, opportunamente elaborato in comune, alla creazione di una nuova civiltà che nasca sulle ceneri di una globalizzazione che appare, purtroppo, decisamente e radicalmente nichilistica.

Non facciamoci illusioni: è del tutto irresponsabile, e perfino folle, supporre che una civiltà possa fondarsi esclusivamente su ragioni di tipo pratico. Senza un’idea dell’uomo, della sua origine e del suo destino, nessuna comunità sarebbe possibile e, di conseguenza, l’uomo continuerebbe ad orbitare a mezz’aria.

Senza radici, pertanto, e senza valori condivisi, l’uomo è estraneo alla sua stessa casa: di conseguenza, esso è a tutti gli effetti “senza mondo”.

OPpera artistica di Antonio Martone, “L’oro della luce”, 35×50, olio su tela.

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