La normalità

DI MARIAESTER GRAZIANO

La più insanabile tra le malattie è quella di mirare a una normalizzazione generale, una sorta di felicità collettiva a buon prezzo. Spesso coincidente coi saldi e il tutto esaurito tranne tu e il tuo posto non proprio in riva al mare.

Ombrellone 243 al centro, ultima fila. Ma tu non sei tra quelli che restano fuori e questo procura la soddisfazione del mucchio. La curva gaussiana non esiste, è solo un altro mercuriale cappello del matto.

Il rimedio alla canapa per dormire 4 minuti e 33 di infusione, le goccine di iperico in tintura madre 40 gocce a stomaco vuoto la mattina, sette pasticche di rodiola rosea solo 17 euro per trenta pasticche in offerta in farmacia, nove gocce di vitamina D e calcio e argento colloidale all’occorrenza . Tenere l’intestino pulito. Non mangiare gli occhi delle aragoste. Se un’aragosta piange prima di morire non lasciarti commuovere.

Ci vogliono sacrifici per essere più tonici e felici possibile. Il tormentone dell’estate ti ricorda che un paio di bicchieri di Paradise e Martini non si negano a nessuno.Chi è fuori dal tutto esaurito si sente come un hotel triste a ottobre con la carta da pareti gialle e le plafoniere gialle e la moquette verde. Sente lo stovigliare della cena alle sette e questo non è un buon segno.

Significa che c’è molto silenzio e l’anima ti fa molta eco. Mancano i quadri alle pareti e le cuffie dell’hotel sono tutte finite. Puoi rubare le saponette però. I desideri degli altri, quelli da spot e caramello salato e occhiali da sole, devono essere esauditi. Tu fai parte di un desiderio molto più impegnativo.

Sei nella gestalt di un collettivo sorriso sbiancato. Non sei più nei mediocri desideri individuali new Age, peace, tenda e autostop. Tu paghi il biglietto per guardarti moltiplicato nel Luna Park dei grandi specchi.
Ecco la tua normalità. È l’ippopotamo grigio e lento sul tuo letto.

Non si riesce a mandarlo via e disturba il sonno, sporca le coperte lavate col nuovo ammorbidente di una nuova influencer.
Poi un 19 luglio 2024 di venerdì può accadere una certa temuta uguaglianza di corpi. Quello che vedi in TV sono mucchi di gente seduta, accaldata, pieni di file e disagio. Mediamente ricchi o anche poveri. In questo momento non importa.

Molti hanno valigie o flebo o ciondoli indiani o kit di sopravvivenza per le borse che crollano e valigie che pesano e crollano pure loro. Comunque tutti hanno il disagio di esserci, di essere una specie di piccolo bit, bip, pixel di un enorme, incerto algoritmo coi capricci. Un semplice starnuto di Windows, un bug, nulla di che. Poco meno di un raffreddore. Ma ecco che siamo tutti in ostaggio del Gigantesco Sistema. Un po’ mamma, un po’ matrigna. Una favola postmoderna se vogliamo. Succede che qualcuno comunica per via telegrafo, le classiche bussole si riappacificano col Nord e la Stella Polare.

A qualcuno verrà voglia di scrivere una lettera. Ecco la normalità. La salute del sistema operativo informatico prima di tutto.
Il 19 luglio ti sei spedito una cartolina e hai riscoperto che hai una G molto bella. Quest’estate scriverai un quaderno di G.

Immagine tratta dal web

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