La parola trasforma il pensiero in concetto, quindi ci troviamo dove c’è libertà, nella libera espressione.
Ma è sufficiente?
Non è sufficiente perché il concetto trasformato in parola deve essere ascoltato e se del caso discusso.
Se vigesse la regola del “ non ascolto “ che cosa servirebbe parlare, pensare e trasformare il tutto in concetto?
Nulla.
Quante volte ci capita di assentire a chi ci parla senza ascoltare, solo per accondiscendenza?
Spesso.
Quante volte davanti ad un mezzo di comunicazione, ci distraiamo, spesso volutamente per poi dire che si è capito tutto.
Solo i saccenti, trasformano il nozionismo in consapevolezza dell’ascolto e della conoscenza, falsamente ; sono coloro che cercano di convincere gli altri di essere colti, di sapere le “ cose “ .
Purtroppo i saccenti , e nei mezzi divulgativi c’è ne sono a iosa , vengono ascoltati , ma anche “ applauditi “ .
La cultura si forma nel trittico : ” pensiero, parola, conoscenza “ , in simbiosi tra loro.
Va di moda, come si suol dire il “ parlarsi addosso “ , far rotolare le parole per accontentare il proprio “ ego “ .
Ascoltare è molto meglio che parlare , lo ha ripetuto più volte Papa Francesco .
Ascoltare ed assimilare, ascoltare e capire, ascoltare e riflettere su quello che si è ascoltato.
L’ascolto dovrebbe essere considerato una “ virtù “ e la parola il risultato dell’ascolto.
Abbiamo esempi deleteri di come la parola viene mortificata, svilita, umiliata e dietro a quelle parole non può esistere pensiero.
Poi ascoltiamo persone che sanno parlare, comunicare, essere incisivi nel loro eloquio.
Infine ci troviamo difronte a coloro che , volutamente, parlano per non far capire.
Esiste la libertà senza pensiero?
Mai esistita.
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