La parola, questa sconosciuta

DI FRANCO FRONZOLI

La parola è fondamentale in un contesto sociale perché nutre la conoscenza, ed il libro è il mezzo migliore per conoscere il significato della parola.

“Stai parlando a vanvera”, si diceva e forse si dice ancora verso chi usa la parola nel modo più improprio, incomprensibile, complicato.

La discussione è fatta di una catena di parole che diventano frasi e che vanno usate per esprimersi al meglio, per rendere la discussione comprensibile.

Dovremmo educare non stessi alla semplicità dell’esprimersi, senza usare termini desueti, senza creare un doppio senso che crea difficoltà nel percepirne il significato.

Assistiamo troppo spesso all’uso improprio della parola in ogni rivolo informativo manca la semplicità dei termini, la coniugazione tra parola e verbo.

Anche la punteggiatura è importante perché basta una virgola, un punto, un punto e virgola per cambiare il senso del discorso.

Non bisogna certo ricorrere a Dante Alighieri per avere dimestichezza con la parola, con l’italiano, la parola non è né di destra né di sinistra, come non lo sono Dante o Ariosto.

Non bisogna iscriversi all’accademia della crusca  per raffinare il nostro eloquio, basta la volontà, l’impegno e la passione per affinare i concetti espressivi.

Abbiamo la brutta abitudine di usare parole ripetitive negli intercalari come nelle pause, spesso troppo lunghe ed altre troppo corte.

La lingua e la parola sono un architrave della cultura, il mezzo più idoneo di esprimersi e farsi comprendere.

Siamo immersi in un ginepraio di parole molte senza senso, senza congiunzione tra l’ una e l’altra.

Farsi comprendere è importante come lo è il comprendere, gli equivoci sono una malattia linguistica.

Immagine tratta dal web

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