La scatola dei ricordi e quelle scelte che non ci appartengono

DI RICCARDO ANCILLOTTI

…Sul divano posto sotto la finestra, dalla quale s’intravede l’oceano all’orizzonte, un gatto tigrato marrone, a pelo lungo, sonnecchia scrutandomi di tanto in tanto con aria di superiorità. Io allora mi alzo e vado ad accarezzarlo sfidando la sua e mia diffidenza, dopo di che torno a sedermi in attesa.

Il rumore delle onde, in lontananza, è una nenia, che mi arriva alle orecchie come una musica di sottofondo conosciuta. Forse è solo suggestione, ma mi ricorda il ventre materno… Così, istintivamente mi accarezzo e resto perplessa, ma è solo per un attimo.
L’anziana signora, ritorna di li a qualche minuto con una vecchia scatola da scarpe ed io, che fino a quel momento avevo mantenuto una calma insperata, sento aumentare i battiti del cuore. Cerco

di interpretare ed anticipare i gesti delle sue dita, che fin troppo lentamente si muovono cercando di sciogliere il vecchio spago intorno la scatola, che però sembra voler fare resistenza. Mi trattengo dalla tentazione di aiutarla, per una sorta di non ben decifrabile pudicità e rispetto. Ma con il perdurare delle difficoltà da parte sua, e contemporaneamente al momento in cui il solito capello ribelle decide di infastidirmi azzardo un; “Posso aiutarla?”
Lei mi guarda. Non capisce…o forse si. Si alza prende un coltello e taglia sicura lo spago. Non toglie però il coperchio alla scatola. Ci appoggia le mani sopra e mi guarda con un sorriso, quindi con un gesto della mano mi fa capire; ‘è tua…aprila’.

Io la prendo, l’appoggio sulle ginocchia, come fosse un bambino ed alzo lentamente il coperchio… Compaiono delle foto ingiallite dal tempo che mostrano prima una bambina., poi una ragazza adolescente, con i capelli scuri lunghi e gli occhi chiari. Nel suo sorriso appena accennato, ho la sensazione che ci siano le mie membra che si muovono lentamente….
L’anziana signora mi si avvicina e a gesti mi fa capire che quella foto è di Julia, mia madre, quando era già incinta di me!

Scruto ancora la vecchia foto, con la segreta speranza di capire cosa provasse mia madre in quei giorni, ma niente…solo la sensazione che il suo sguardo mi stesse entrando nel cuore. Questo si!
Oltre ad alcune altre vecchie foto, ci sono delle pagine di quaderno, con degli appunti in portoghese e quasi indecifrabili, un po’ di bigiotteria ed una collanina di perle di ematite. Niente altro, ma per me è tantissimo!… Cerco di interloquire con l’anziana signora, per cercare di sapere qualcosa di più su mia madre, ma capisco subito che è un’impresa quasi impossibile, per cui dopo averla ringraziata e salutata esco dalla sua abitazione tenendo sotto braccio il tesoro; la scatola.

Fuori, il tramonto sull’oceano è di un rosso intenso, infinito e l’aria mi riempie le narici di calamitanti odori, che non riesco a decifrare, ma che mi invitano ad andare loro incontro. Stringo la scatola al petto, ed è una sensazione di immensa solitudine quella che sto provando. Due lacrime mi rigano il volto, subito asciugate dal vento, mentre, senza quasi rendermene conto, arrivo a sporgermi sul margine estremo del dirupo che strapiomba sul mare!…

E’ strano, non mi spaventa la possibilità di un volo nel vuoto. Anzi, lo sento come una possibile liberazione, da non so bene cosa!?
La scatola che stringo sul petto, però mi fa capire che ci sono scelte che non ci appartengono… Respiro a pieni polmoni ripetutamente, poi mi giro e ritorno sui miei passi…

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