La scatola di latta

DI GIOVANNI DE LUCIA

Comprai una scatola di latta, sai una di quelle che un tempo contenevano biscotti secchi.
Per me doveva custodire tre momenti della mia vita, rappresentati da un nastro giallo per capelli, dallo scontrino di un ristorante cinese e dalla ricevuta del pedaggio di un assurdo viaggio di ritorno dal paradiso alla realtà via inferno.

Avevo definito così un magico artefatto il cui sigillo conteneva tre lacrime di un sentire acerbo e tre colori dell’iride.
Imprigionai in quella scatola la speranza, il dolore e l’amore e la sola chiave che poteva aprirla era quella dell’indifferenza.

Anni vissuti sul bordo dei tuoi pensieri, come parapetto per le tue paure.
Sapevo già di essere un’alternativa, uno dei tanti bivi di questo mondo.

Così mi trasformai in una favola, in un faro, nella linea dell’orizzonte. Sono stato eclisse, abbraccio, occhi di lupo, ma soprattutto il custode dei tuoi giorni.
Il segreto di quella scatola era tenerla chiusa in un abbraccio, che valesse tutto il silenzio che poteva contenere un solo bacio.

Ma tu sei troppo chiassosa e i tuoi abbracci durano quanto uno shottino di rum o un’ammiccamento obliquo.
Hai scoperchiato così quell’artefatto, liberando tutta l’energia in esso contenuta.

Ora non resta che lo spazio giusto per custodire i bottoni, i fili, un ditale e tutti gli aghi con i quali hai cucito i lembi dei tuoi sogni traditi.

Immagine tratta dal web

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