La sconfitta del gigante nero

DI HORION ENKY

Questa è una storia che nasce nella notte dei tempi, quando la terra era libera e vi vivevano tutte le creature dell’universo.

Il pianeta era ricco di tutte le prelibatezze, possibili e immaginabili, che si potevano gustare, occorreva soltanto allungare una mano e coglierle.
Valli verdi e sterminate, pianure, dove la gente viveva, in allegra armonia, gioiose e giocose giornate.

Nei fiumi scorrevano acque fresche e limpide da bere, i laghi sembravano gli occhi dove si rispecchiava il cielo e i mari paradisi d’acqua.
Concepito come il Creatore aveva ideato. Gnomi, Elfi e Fate erano i custodi di tutte queste meraviglie e lo facevano con grande maestria.

I loro villaggi erano belli e colorati, per cui gli animali del bosco giravano liberi e incontrollati, seppur qualcuno facesse qualche guaio, che si risolveva con un tocco di magia e tutto ritornava come prima.

Il villaggio principale, dove vivevano i protagonisti della nostra storia che vi sto per raccontare, era situato nel bel mezzo della vecchia foresta ed era molto difficile da trovarsi, al fine di essere raggiunto dagli esseri umani.

Ajuk, lo gnomo capo, che fungeva anche da mago del villaggio, istruiva e insegnava, tramandando tutto il suo sapere ai giovani gnomi ed elfi.
Sembrava che vivesse da sempre, nessuno sapeva la sua età; aveva una barba bianca e lunga e in testa portava un copricapo fatto di lana: un berretto, di colore verde, che gli arrivava fin quasi ai piedi; indossava una tunica color argento, la maggior parte nascosta sotto un mantello del colore del mare.

Lubwin era un folletto dall’occhio malizioso e furbetto, aveva orecchie a punta, che terminavano con dei ciuffi di peli e la cosa più curiosa erano le sue scarpe, arrotolate in punta, che teneva sempre belle lucide e pulite.
Trascorreva le sue giornate lungo il fiume a pescare, ma restituiva la libertà ad ogni pesce che prendeva.

Tutti gli gnomi e gli elfi erano sempre impegnati ad allietare le fate, che erano sempre molto indaffarate, perché alla notte volavano via e portavano la loro poesia a tutti i bambini del mondo che, sognanti, dormivano nei loro lettini.
La fata morettina, fata Bambina e tutte le altre fate erano comandate dalla gran fata Siri, che era la più bella, nel suo vestito turchino e, in testa, portava un bianco capellino; amava suonare una cetra e, al quel dolce suono, si addormentava tutto il mondo.

Gli gnomi sognanti si fermavano spesso ad osservare le loro pentole riempite di monete d’oro, che brillavano alla luce del sole.
Gli elfi, ogni giorno, usavano gareggiare tra loro per scoprire chi fosse l’arciere migliore; invece durante la notte, a seguito di gran russare, si udiva respirare tutta la foresta e si percepivano i sogni viaggiare nell’aria.

Purtroppo esisteva un nemico della Terra, nel cielo infinito, il quale, in una brutta notte, li percepì e li catturò, attratto da essi, come un belva affamata, che cerca di sfamarsi..
Il gigante nero dello spazio, un essere sconosciuto, sempre avvolto da un interminabile mantello nero come la pece, con il quale poteva volare.

I suoi occhi, colore rosso fuoco, erano ciò che, di lui, avrebbe potuto incutere una folle paura.
Arrivato nelle vicinanze della Terra, decise si sostare sulla luna, per studiare il da farsi, affinchè impadronirsi del pianeta.

Capiva che, che per raggiungere il suo scopo, avrebbe dovuto combattere e vincere gli esseri speciali, quali gli Gnomi, gli Elfi e le Fate, di fronte ai quali non si era mai trovato e, per questo, non conosceva la loro reale forza.
A tal punto, riflettè che l’unica soluzione possibile appariva la sorpresa,
Però il caso volle che, proprio la notte decisiva per l’attacco, ci fosse, oltre alle fate, Angel, un essere umano dall’aspetto di un ragazzino, che era ancora sveglio.

Il giovane non era altri che il figlio del Creatore dei mondi e dei cieli, mandato in incognita tra gli esseri umani, a difesa dagli eventuali pericoli che sarebbero potuti arrivare dal cielo.
Era cresciuto in una fattoria di campagna, sano e alto, con due braccia forti; la sua intelligenza non aveva pari: era nato con tutto il sapere, come un Angelo e quello fu il motivo per il quale la madre adottiva gli aveva imposto quel nome.

Angel, scrutando il cielo, vide un’ombra passare, oscurandolo; capì d’improvviso il pericolo imminente e si allarmo, precipitandosi, in seguito, ad allertare il mondo intero, in vista della sopravvivenza del pianeta stesso e di tutte le sue creature.
Il gigante nero, senza alcun indugio, si diresse verso la Terra, per conquistarla e distruggerla, come aveva fatto, in precedenza, con ogni cosa bella, incontrata nel suo vagare nello spazio.

Le fate si radunarono tutte e, con i loro strumenti, si apprestarono a suonare musiche celestiali, così aberranti per l’essere maligno, dal momento che riuscivano ad indebolirlo.
Gli gnomi e gli elfi, insieme, iniziarono a declamare rituali di magia, quelli tramandati dalla notte dei tempi.

Le dolci note delle cetre avevano preso a riempire l’aria, quando l’oscuro essere posò il suo mantello sul suolo.
Gli umani, a loro volta, si trovavano nella più totale indecisione di cosa poter fare, svantaggiati dal buio, pertanto presero a seguire i versi degli esseri speciali, cantando le magiche parole: “Oscurità, che la vita non sai dare, su questo pianeta non puoi governare; vattene via, restare qui, per te, sarebbe una follia.

Qui tra noi c’è il figlio del sole e della luce, che ti sconfiggerà, ombra traditrice, non riuscirai a conquistarci, quindi fuggire tu dovrai”.
Fu così che Angel si illuminò e brillò come il sole, tanto che sconfisse il gigante oscuro, padrone del buio e della notte.

il gigante nero, così umiliato, giurò di non fare più del male e di riconoscere il sole come suo signore, lasciando che fosse la luce a governare.
La Terra stessa andò in gran fermento, per questo si organizzarono feste con banchetti e danze, che coinvolsero tutti gli abitanti della pianeta.
Per secoli regnò l’armonia.

Angel, dalla sua dimora celeste, ogni mattina elargiva la sua benedizione, donando luce e calore, in modo da far crescere i frutti dell’amore.

Immagine tratta dal web

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