La siepe di mughetti

DI MARIALUISA VILLA

Allora abitavamo a Torino, ma nei fine settimana primaverili, quando il tempo accompagnava, e durante le vacanze estive, ci trasferiamo nella casa dei nonni, sulle colline astigiane.

Con la mamma, durante i pomeriggi assolati, si usciva spesso con la bicicletta, a volte nei campi a raccogliere tarassaco, altre ci si recava alla cascina a comprare le uova fresche, oppure a fare visita alla zia Maria, sorella del nonno.

La zia abitava in una graziosa villetta appena fuori dal paese, tutta circondata da uno steccato bianco, con un piccolo cancelletto. Dalla finestra della cucina si poteva vedere il giardino, tutto verde, spruzzato dai colori degli innumerevoli fiori che lo adornavano.

La mamma e la zia chiacchieravano amabilmente, mentre io adoravo esplorare la casetta che, nel mio immaginario di bimba, mi sembrava quella di Biancaneve: tutta linda e ordinata, con gli utensili della cucina forbiti e lucidi, la stufa a legna dove d’inverno si cucinava. Con i letti alti e le coperte ricamate, i cuscini gonfi e paffuti.

La zia era una donna a piccola, delicata e amorevole. Aveva i capelli candidi, raccolti in una crocchia, e una voce gentile, accompagnata da un sorriso dolcissimo.

La casa aveva, nella parte retrostante, un ampio cortile, dove la zia allevava polli, galline e conigli. C’era anche Dori’, il cane dello zio Celestino, un fantastico Lagotto, una montagna di peli e ricci color nocciola, compagno di avventure dello zio quando andava a tartufi.

Ma la cosa che ricordo in automatico quando ripenso alle nostre visite alla zia, è una grande siepe di mughetti, che la zia aveva seminato di fianco alla casa, lungo la stradina che portava allo scantinato.

Era una siepe che aveva da tanto tempo e in primavera diventava di un verde fantastico, per poi riempirsi di fiori bianchi nel mese di giugno, quando la fioritura esplodeva e riempiva l’aria di un profumo inebriante e offriva agli occhi uno spettacolo meraviglioso.

Spesso, quando i boccioli erano all’apice della fioritura, la zia ce ne donava un fascio e noi, messo nel cestino della bicicletta, lo portavano a casa e, messo in un grande vaso trasparente, godevamo per tanti giorni di quella meraviglia. La mamma aveva cura di cambiare spesso l’acqua nel vaso, così i fiori duravano a lungo.

Oggi la zia non c’è più, e anche la mamma mi ha lasciato ormai. Eppure, quando passo davanti a quella casetta, ormai abitata da altri, non posso fare a meno di ricordare quel tempo felice, quando bastava davvero poco per esserlo.
E se guardo lungo la stradina che scende lungo la casa, dove ora c’è il cemento rivedo la siepe di mughetti.

Verso il fondo, in lontananza, mi sembra di scorgere due donne, sedute all’ombra, che conversano tra loro…Ad un tratto si interrompono, alzano lo sguardo…e mi sorridono.

Immagine tratta da Pinterest

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità