La stessa luce negli occhi

DI RICCARDO ANCILLOTTI

La figura maschile, magra, quasi filiforme, dai pochi capelli grigi, che sedeva di fronte a Claudia Morganti, sembrava riassumere tutti i pazienti che transitavano in quello studio medico.
“Nei tuoi occhi c’è la stessa luce che avevano quelli della mamma, pochi giorni prima di andarsene!” disse con un filo di voce
“Papà?… La mamma non se n’è andata via. E’ morta! Sono ormai dieci anni!” precisò Claudia, “…E’ stato un infarto improvviso ad ucciderla!… Non aveva mai sofferto di alcun che, fino a quel giorno. E non ha sofferto neppure in quella circostanza. Capito?!”

L’uomo ascoltò, ma i suoi pensieri seguirono sentieri già premeditati:
“Non è vero. Lei è andata via perchè io la trascuravo!… Ero preso dal mio lavoro e non le stavo vicino abbastanza!…
Tu che sai dov’è, dille di ritornare!? Sono cambiato adesso, sai?… Ho venduto la fabbrica l’altro ieri e posso dedicarmi solo a lei!?”
“La fabbrica l’hai venduta cinque anni fa, papà!” spiegò la figlia, alzandosi in piedi, “Smettila, di fare così. Sappiamo tutti e due che non soffri di ‘demenza senile’.

Se negli ultimi giorni ci siamo visti di rado è perchè sono carica d’impegni fin sopra i capelli…” sostenne
“Allora è vero che stai per andartene?”
“Non ho nessuna intenzione di andarmene volontariamente!” sillabò lei, “…E come c’ha insegnato la morte di mamma, eventualmente, al destino non ci si può opporre, ma io sto benissimo. E’ chiaro!?!”
Adolfo, suo padre, era solito fare queste scene. Era il suo modo di chiedere attenzione dalla figlia, ma bastava un breve scambio di battute perché lei riuscisse a soddisfare questo bisogno.
“Papa, adesso per favore lasciami lavorare c’è fuori un paziente che aspetta!?
Facciamo, così; domani sera andiamo a cena insieme, okay?”

Lui si alzò, chiaramente soddisfatto. Glielo si leggeva negli occhi:
“D’accordo!… Ma domenica vieni con me al cimitero a trovare la mamma!..?”
“Certo!”
“Allora ti lascio libera.” disse, “…ma anch’io sono un ‘paziente’. Non dimenticarlo!?” ci tenne poi a precisare.
Lei rise:
“No tu sei solo impaziente !…Ciao, papy!”

Tra chi medita un proposito di suicidio nella convinzione che ‘il mondo’ sia iniziato con lui e debba ‘girarle intorno’, ma non lo fa . Il nevrotico che ritenendosi perseguitato, diventa a sua volta persecutore e altri casi umani, finalmente la Morganti arrivò all’ultimo ‘cliente’ della giornata.
Un classico caso di isterismo indecisionale. Termine coniato da lei stessa.
Si trattava di una donna sposata di quarantacinque anni, che esternava sul rapporto di odio-amore per il partner. Colpevole, a suo avviso, di non averla mai capita.

Sposata da vent’anni e madre di un figlio ormai adulto, si era realizzata sul lavoro, ma non aveva affrontato i problemi del suo rapporto di coppia.
“…E’ impossibile qualsiasi dialogo con lui!” ripeteva. “…Sono convinta che mi tradisca, ma non voglio saperlo!”
Tutto questo le procurava stati ansia, che con il passare del tempo si stavano trasformando in vere e proprie forme di autolesionismo.

“La scarsa fiducia nell’altro, diventa ben presto un muro, che impedisce qualsiasi dialogo, anche con se stessi. In questi casi il tempo è tiranno. Allontana le persone, anziché lenire le ferite vere o presunte.
Ciascuno tende a rafforzare le proprie convinzioni senza confronto alcuno e non se ne esce più. Occorre parlare ed ascoltare. Parlare ascoltare e quindi decidere.

Vede, quando in un rapporto di coppia, uno dei due denuncia a se stesso di ‘dare’ e non ricevere, è il momento di affrontare il problema. Si può trovare una ‘soluzione comune’, o non trovarla. Quando non lo si fa è per una forma di pigrizia che si chiama; alibi.
Alibi, che serve a rinchiudersi in se stessi e fare ciò che richiede minore impegno. Lei ha pensato di trovare nel lavoro quel che le manca. Altri si dedicano agli amici, o ricercano nuovi rapporti affettivi, ma è sempre il solito percorso.
Insomma, sono solo delle scorciatoie.
Da quel momento in poi ogni cosa vista, detta, pensata, elaborata, finisce inevitabilmente per risentirne.
Un consiglio. Venga con suo marito e ne parliamo insieme!?”

Claudia, con quelle parole, decise di chiudere quel giorno con il lavoro.
Era stato un altro dei soliti giorni, dove aveva ascoltato grandi e piccoli problemi esistenziali, che rodevano la psiche delle persone, come tarli.
Perversioni e paranoie da alimentare inconsciamente, quasi a voler dimostrare a se stessi di ‘esistere’ e quindi ‘soffrire’. Tutti si prendevano sul serio, tranne suo padre!
Lui, in fondo, giocava con le forme di nevrosi da società di persone sole. Faceva la macchietta non di se stesso, ma del mondo circostante. Aveva ragione lui? Chissà!

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