Pino era un bell’ albero. Uno di quegli abeti che si possono trovare in più luoghi: in montagna, in collina ma anche in città, nei giardini privati o nei parchi. E lui aveva la sua casa proprio in un parco cittadino. Pino, lì, viveva felice.
Lo avevano piantato i giardinieri del Comune quando il parco era stato costruito, trasformando quella zona desolata in area verde, un polmone nel nord della città. Ci si poteva arrivare con facilità: era stato pensato per le passeggiate degli anziani, per i giochi dei bambini, per lo sport e il relax degli adulti.
Dalla sua aiuola, Pino osservava tutto quanto accadeva in quel regno verde. Alla mattina, mentre i bambini erano a scuola, dominava un gran silenzio mentre, nel pomeriggio, il parco si animava delle grida di gioia e delle scaramucce nelle partitelle di pallone: voci di mamme, voci di bimbi… tutto un gran vociare che portava allegria, intorno. Pino, solleticato dal vento, muoveva i suoi rami quasi a salutare quella festa e durante l’inverno accoglieva le ormai rare nevicate, allargandosi verso il cielo.
Un brutto giorno qualcosa arrivò a tormentarlo. I piccoli aghi, che arricchivano le sue braccia di verde profumato, pian piano si staccavano mettendolo a nudo, il suo tronco si sfaldava, con lentezza. Pino perse l’aspetto di abete rigoglioso e potente che suscitava l’ammirazione dei frequentatori del parco. Si stava tramutando in uno di quegli alberi spelacchiati pronti per essere abbattuti.
Pianse, si disperò e chiese al dio Pan, protettore dei boschi e del verde, di fare qualcosa per salvarlo. Ma non accadeva nulla e tutto gli pareva perduto. Si, qualche cittadino si era fermato a osservarlo notando il cambiamento, qualche commento era stato espresso, ma nulla più di questo. Il tempo trascorreva…le forze gli mancavano, le sue radici deboli non gli assicuravano più il nutrimento.
Una mattina di inizio autunno, di quelle soleggiate e ancora tiepide, mentre si stava abbandonando al torpore, Pino sentì arrivare da lontano voci di bambini: un’intera scolaresca dalla scuola vicina, stava risalendo il viottolo verso il pianoro, dove si trovava la sua aiuola. I bimbi si sparsero nel parco iniziarono ad osservare la natura, tutto intorno. Le insegnanti li invitavano a prestare attenzione, cogliendo i particolari dell’ambiente naturale. Ad un tratto uno dei bimbi, il più piccolo, si staccò dal gruppo e si avvicinò a Pino. Con il viso rivolto all’insù gridò: «Maestra, maestra! Guarda… Pino e tutto rinsecchito! Forse sta morendo?» Tutti i suoi compagni e la maestra si avvicinarono e presero ad osservare i rami e il tronco del povero Pino. Consolato, pensò che infine qualcuno sì stava occupando di lui. I bambini e la maestra si interrogarono su che cosa poteva essere accaduto al povero abete. Pareva che i discorsi fossero destinati a rimanere lì ma il piccolino, ad un tratto, esplose con una frase che apri il cuore a Pino: 《Maestra, che si può fare per questo povero albero? Facciamo qualcosa: era così bello! Cerchiamo di salvarlo.》 E scoppiò in lacrime. La maestra premurosa si avvicinò e, rassicurandolo, gli promise che avrebbe informato gli addetti alle aree verdi del comune.
Sarà stato quello o che altro non si sa, sta di fatto che il giorno seguente una squadra di giardinieri venne e pose attenzione a Pino. Le cure che gli riservarono distrussero i parassiti che si erano insinuati attraverso le radici e il terreno, togliendogli vitalità e minacciando il suo esistere. Pino reagì alle cure e tornò ad essere l’abete bellissimo, gioia dei fruitori del parco. Erano bastati l’attenzione e la sensibilità di poche persone, ma soprattutto l’amore di un bimbo per ridare vita ad un ALBERO, bene prezioso per l’ambiente della città.
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