La violenza semina morte

DI MARIA RONCA

 

La violenza semina morte, l’indifferenza crea occasioni

Abbiamo bisogno di servizi alla persona, di gestire le relazioni malate, di stare accanto alle persone fragili.

Abbiamo bisogno di continuità per fare il nostro mestiere, non possiamo vagare tra contratti di lavoro estemporanei, mischiati e invischiati nelle dinamiche di tecnici, incuranti della programmazione multidisciplinare.

Nei progetti mancano figure di analisi, di definizione delle esigenze reali. Nessuno registra l’urgenza.
Il sociale non serve è un costo da contenere.

Le persone si sono trasformate in problemi, le opportunità neanche a vederle, in questi anni di vuoto sono mancati i progetti di sintesi, di unità, che sbilanciati hanno creato altre disuguaglianze, altri poveri, altri disagiati.

Il confronto dialogico si è spostato su altro a danno naturalmente delle vere emergenze, come violenza nelle diverse forme, lavoro, immigrati, ambiente.

Abbiamo bisogno di gestire le solitudini, di cambiare il corso della storia.
I problemi non risolti oggi saranno la sventura di domani.

Il lavoro degli specialisti ritorni nei luoghi in cui nasce la famiglia, l’aggregazione e il sociale.
Non esistono lauree deboli.
Siano inseriti i sociologi a pieno titolo nelle istituzioni, a fare ricerca, a individuare le esigenze, i percorsi, le strategie e i progetti migliori.

L’accademia è finita.
Il sociologo acquisisca mandato nella vita delle persone.

Ha competenze specifiche nell’analisi sistemica con altre professionalità, ha strumenti per creare i collegamenti necessari per la conoscenza dei fenomeni sociali, non sono statistiche le persone, sono azioni concertate, mirate e proiettate nel tempo e nello spazio.

Dobbiamo cambiare necessariamente per consentire alle donne di cavarsela da sole, di sperimentare le mille potenzialità, senza bisogno di ribadirle un milione di volte, di non avere paura di avere figli, di trovare solidarietà negli uomini e nelle donne, di stare al comando alla pari degli uomini, non hanno demenze o chissà quali altri impedimenti per non autodeterminarsi.

Hanno stesse opportunità, stessi diritti.
In campo aperto devono sfidare le contraddizioni, i limiti di una questione insostenibile e irrisolta.

La violenza si alimenta nelle erronee convinzioni, si respira nell’aria e nei comportamenti.
Ed è per questo che occorre intervenire.

Preferisco urlare che singhiozzare l’ennesimo femminicidio che si consuma sotto i nostri occhi che vedere morire una donna perché sappiatelo l’indifferenza cerca le occasioni e gli uomini in senso generale si nascondo dietro un’apparente normalità

Tutto è delegato
Nel tempo assassino
Donne gettate negli orrori
Senza difesa
Lasciate nei meccanismi
Di mostri patentati
Singhiozzano i servizi
La qualità nei numeri
A tre o quattro cifre
Contenute
Nei bilanci pubblici
Che importa
Il sociale
Lasciamolo vegetare
Assunzioni a tempo
Nuova linfa bloccata
Mentre le donne muoiono
In strada
La cultura della violenza
Sguazza

Maria Ronca, sociologa

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