DI MARIAESTER GRAZIANO
Il mondo di Oz, di ombre imbroglione come quelle di Platone sul fondo della caverna.
Il sole è sulla nuca, una chimera sull’happy hour.
Durante il giorno è lo stesso che scava le fosse su Gaza o in qualsiasi paese del mondo.
È lo stesso che entra nei cassetti vuoti e sono quelli che fanno più paura.
C’è sempre qualcosa di lasciato che rotola e fa un rumore tipico di solitudine.
Una volta erano penne con la gola seccata nell’ultima vocale d’addio e un nome scritto su di loro con i fili come di moda nella naja negli anni 70.
C’è ancora sul fondo la voce del risveglio di donna Carmela
Scetateve guagliooo.
Oppure è donna Consuelo
Levantos ninooos!
Il ventaglio di larghe gonne rosse e la sacra sindone olfattiva di origano, rosmarino e aji molido, sono per sempre nelle stanze della domenica.
L’eco delle gonne è lo stesso ovunque.
Il deserto è spesso troppo grande sui mestoli delle madri.
I cassetti a Gaza o in qualsiasi parte del mondo erano ancora pieni di minuscoli calzini e ora sporgono spaiati come lingue mute.
Le penne dovevano ancora imparare a scrivere i nomi e poi il sole…
Beh il sole continua a migrare sulle nuche, a ritagliare l’origami delle ombre.
Pure mia nonna urlava Scetate guaglioooo sul sonno del figlio e quando non si è svegliato ha continuato a gridare per sempre.
Immagine tratta dal web
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