L’aggressività: cos’è e come imparare a gestirla

di Maria Teresa Di Maio (psicologa/psicoterapeuta)

L’aggressività è una forma di interazione sociale, una condotta che intenzionalmente vuole provocare un danno o comunque una situazione spiacevole all’altro.

L’aggressività è un fenomeno complesso legato al manifestarsi della violenza negli esseri umani o negli altri esseri viventi.

Parlare di aggressività non è semplice, trattandosi di un concetto multifattoriale. I significati sono veramente molti, tanto che in letteratura troviamo più di 250 definizioni differenti di aggressività (Harre et al, 1983). In alcune situazioni l’aggressività può essere essenziale per l’adattamento e non sempre è da considerarsi patologica. Può essere altresì espressione di un disagio sociale o essere espressione di uno stato psicopatologico.

Una recente ricerca della Georgia Regents University ha rilevato che nella maggior parte dei casi l’aggressività nella vita quotidiana è indirizzata con maggiore probabilità verso le persone che ci stanno accanto: familiari, amici, colleghi o partner, forse perché sappiamo che nel loro volerci bene abbiamo il “perdono” incluso nel pacchetto!

Considerando l’aggressività nella componente dimensionale e nelle varie modalità d’espressione si sfata il luogo comune che vede il maschio come più aggressivo della donna. In realtà sembra che gli uomini manifestino l’aggressività mediante forme dirette mentre nelle donne prevarrebbero forme espressive indirette. Volendo fare una catalogazione fenomenica delle condotte aggressive possiamo distinguere differenti tipologie (Attanasio, 2012):

  1. Un’aggressività attiva, nella quale l’individuo tenta di arrecare danno a un suo simile, mediante l’impiego della forza;
  2. Un’aggressività passiva, caratterizzata da atti di omissione (ad esempio il non prestare operazioni di aiuto verso chi si trova in uno stato di necessità);
  3. Un’aggressività diretta, nella quale si arreca danno con modalità mirata, in cui si utilizza il proprio corpo per arrecare sofferenza;
  4. Un’aggressività indiretta (ad esempio diffamare un soggetto per arrecargli danno)
  5. Un’aggressività autodiretta (in cui l’oggetto da aggredire diventa il sé );
  6. Un’aggressività eterodiretta verso oggetti o persone;
  7. Un’aggressività reattiva, provocata da un torto subito e alimentata dal sentimento di vendetta;
  8. Un’aggressività proattiva in cui la violenza, sia essa fisica o psicologica, viene programmata con una strategia studiata per nuocere all’altro .

Immagino che leggendo ognuno di noi si ritrova in aleno uno di questi fenomeni.

Vediamo qualche piccolo consiglio per gestirla nella quotidianità senza entrare nello specifico del continuum patologico che richiede un approfondimento specifico.

I 7 consigli per imparare a mantenere la calma ed essere positivo e produttivo

  • Impara a riconoscere i “sintomi” …
  • Impegnati a trovare soluzioni. …
  • Usa l’umorismo. …
  • Rilassati. …
  • Pratica sport. …
  • Lascia correre. …
  • Prenditi una pausa.

Purtroppo al momento abbiamo poche terapie biologiche specifiche per l’aggressività in sè, per lo più si cerca di curare la problematica sottostante e in questo la psicoterapia cognitivo comportamentale può essere un valido aiuto.

*Immagine web

 

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