L’amore senza fine per mia madre

DI PINA COLITTA

“Il compito principale nella vita di ognuno è dare alla luce se stesso”.

Una riflessione di Erich Fromm che mi ricorda ciò che ho sempre pensato guardando mia madre… La madre che non si risparmia mai, che vive nell’ombra e che occulta ogni suo desiderio, ritenendo che questo è il suo destino, l’unica strada possibile per Lei.

In questi giorni di sole, tutto sta per cambiare, le giornate saranno più lunghe, con la voglia di organizzare i nostri momenti di impegno e di relax, ma soprattutto con la voglia di respirare, fuori dai consueti luoghi di frequentazione; con la voglia di dare spazio ad altro, staccati dai contesti, a volte limitanti, in cui in tanti, per varie ragioni, hanno dovuto riorganizzare un modus vivendi perché ingabbiati in eventi impegnativi e dolorosi.

Eppure ad una madre niente è concesso, a volte, neanche di godere del calore del primo sole perché c’è sempre qualcosa di più importante ed impellente da fare…

Voglia di “esserci”, qui e altrove, per respirare altro che non sia amarezza, tristezza e pensieri che portano, spesso, a chiedersi il perché della vita se, ogni giorno, è sempre fuggevole e molto, moltissimo “a tempo determinato”!

Ecco questo ho sempre percepito, osservando mia madre, il forte desiderio di un’apertura verso il mondo, al di fuori di quella routine, a volte stressante, a volte noiosa…

E penso poi a quanto poco ha preteso per sè stessa, con una qualità della vita, “decente”, come espressione dei suoi desideri, almeno nel proprio piccolo, piccolissimo microcosmo. In quel suo mondo emotivo anche il valore delle relazioni, degli affetti era per Lei assolutamente indissolubile, direi un bisogno necessario.

Oggi, e per tutti gli anni in cui il mio “buongiorno” è senza di Lei, sento come un doveroso riconoscimento quotidiano alla sua memoria, coltivare le relazioni, aver cura degli altri, come lei ha sempre fatto.

Lei, certamente questo mi ha insegnato, semplicemente a curare le relazioni e non cadere nella trappola del lavoro, dei doveri, delle incessanti attività, mettendo in secondo piano se stessi, come lei ha sempre fatto, suo malgrado.

Mi sarebbe piaciuto urlare a mia madre, in un impeto di rabbia e gelosia: << Tu pensi solo ed esclusivamente a te stessa, ai tuoi hobby, ai tuoi viaggi, alle tue amiche!>>

Ma così non è mai stato!

Avrei voluto osservarla, con un pizzico di invidia, per quella sua straordinaria capacità di dare priorità al proprio benessere, pensando, spesso e volentieri, a migliorare la qualità della sua vita, anche vivendo al meglio le sue relazioni sociali e lavorative.

Mi sarebbe piaciuto dialogare con lei, magari passeggiando serenamente per le vie del paese, che l’ha vista nascere e crescere e, perché no, mentre mi rimproverava per essere poco attenta a riconoscere i miei bisogni, perché io fossi sempre libera di cogliere tutte quelle occasioni che mi portassero a stare meglio…

Avrei voluto sentirmi dire, con uno sguardo sereno: <<Insomma, mettere noi stessi e la nostra vita al primo posto, non vuol dire essere egoisti! E sai, figlia mia, il tempo fugge e noi siamo tenuti a ritagliarci quel tempo per vivere il nostro di tempo, il nostro mondo fatto di bisogni, di desideri, di necessità personali; insomma quel tempo per noi stessi, per essere una donna che si vuole bene!>>

Eppure mai è accaduto ciò!

Perché a Lei, come alle donne madri, è accaduto spesso, di dimenticarsi di sé stessa.

Subentra in noi donne la convinzione certa che vivere di sacrifici o vivere per qualcosa che l’altra persona si aspetta da noi, sia la strada giusta da percorrere, anche a costo di fare del male a noi stesse.

Insomma, come se fosse l’unico modo per stare bene con sè stesse, con il partner, con i figli, con gli amici o con i familiari.

Non lo sarà sicuramente e non solo per le donne!

Eppure alle donne questo accade spessissimo, quando arriva la sera e ci si sente senza energia, insoddisfatte e con la sensazione di non aver fatto niente di importante durante il giorno.

Quante volte abbiamo letto nello sguardo delle nostre mamme, il non essere soddisfatte e felici con sé stesse?

Quanto avrei voluto non scontrarmi con la falsa convinzione di mia madre, che è normale l’esistenza di una donna che ha “il peso della famiglia”, se le settimane si riempiono di impegni di qualunque tipo, senza avere tempo da dedicarsi, nemmeno qualche minuto al dolce far niente.

Quante volte avrei voluto non sentire che è doverosamente giusto non pensare a sé stesse se incombe una necessità altrui che ha la precedenza!

E allora oggi, come faccio sempre in verità, sento ancor più il desiderio di omaggiare tutte noi donne, nel ricordo di Lei, che esempio di donna è stata per me, ma rimembrando a noi stesse il valore grande del nostro esistere, soprattutto come mamme, e mai dimenticando l’amore per noi stesse.

Amore per sé stesse, sempre, anche quando mamme si è con dolorose esistenze per accudire, proteggere creature violate, vittime di un destino crudele.

Amore per sé stesse, anche quando mamme si è di figli malati o deceduti per un nefando scherzo del destino.

Amore per sé stesse, anche quando mamme non lo si è mai diventate!

Ora, di mia madre, a me rimane comunque la consapevolezza che ci sono orme nella mia esistenza, le sue, che non scompariranno mai nel nulla. Lei, per me madre, più che un ricordo, è una impronta nel mio volto, nei miei gesti, nelle mie parole.

In tutta questa mia solitudine, senza di lei, in questo mondo in cui non c’è più un porto sicuro, il suo, in questa enorme voragine quotidiana dove non c’è più la sua presenza tangibile, dove non c’è più la sua voce, dove non c’è più il nostro comunicare, dentro di me, dentro i miei sguardi, dentro la mia anima c’è sempre una scintilla di lei.

Ogni momento della mia esistenza è diverso, tutto è diverso: i colori hanno tonalità diverse, persino nei fiori, nelle piante che io ho imparato a coltivare e curare, inaspettatamente, ma sicuramente grazie a lei.

Ogni anno, ormai da vent’anni, in questo giorno dedicato alla mamma, mi giungono graditi i ricordi di chi le ha voluto bene. Questi ricordi mi ricordano quanto lei sia riuscita a comunicare agli altri con il suo fare, con il suo sorriso, con i suoi sguardi tristi, ma sempre con la sua presenza.

In realtà tutto ciò porto con me, ad ogni passo.

Tutto ciò ha una ragione e un senso: muovere i passi che mi ha insegnato a fare. Il senso è proprio questo: continuare ad essere ciò che lei hai voluto io fossi, con un’ombra sottile di tristezza e di malinconia, ma nella consapevolezza che ora sono ciò che lei mi hai insegnato ad essere!

Grazie mamma!

 

“C’è una ragione per ogni cosa. Anche alla morte c’è una ragione. E anche all’amore perduto. Se la morte ce lo porta via rimane sempre un amore. Assume una forma diversa, nient’altro. Non puoi vedere la persona sorridere, non le porti da mangiare, non le arruffi i capelli… Ma quando questi sensi si indeboliscono, un altro si rafforza. La memoria. Essa diviene tua compagna. Tu l’alimenti, tu la serbi, ci danzi assieme. La vita deve avere un termine, l’amore no. È il mio amore per te, cara mamma, non finirà mai: continuerei a gridarlo dovesse finire il mondo”.

©® Copyright foto di Pina Colitta

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