L’atavica guerra sulle donne

DI MARIA RONCA

La guerra sulle donne è atavica.

L’intento di escluderle è un desiderio, è una ossessione, una causa persa.

La privazione, delle occasioni mancate, un tentativo fallace.
Si diventa noi altre.
Immuni attiviste alle prese con l’antidoto a tanta sofferta malattia contro le donne.

Pratica e libertà di essere donna in un mondo concepito al maschile.
Una pancia che annunci una vita ed ecco frasi a iosa sulle bocche dei colleghi e datori:
“Mi toccherà fare il suo lavoro
La scusa voleva per non lavorare
Mi toccherà tenerla in queste condizioni,…”

La maternità a puro contenuto di vacanza e dolce far nulla.
E mi limito a uno dei tanti “piovosi complimenti” che si spendono a danno delle donne in contesti lavorativi dove si annidano le peggio considerazioni.

Se proprio qualcuno prima di lagnarsi della sua assenza, immaginasse le traversie da mamma allora si eviterebbero tanti luoghi comuni e stucchevoli concetti lontani dalla realtà,
fuori contesto, fuori legge.

Ben vengano allora scrittrici, poetesse, sociologhe, giornaliste e tutte le categorie di questo mondo a supportare il lavoro delle donne dentro e fuori casa.

Ben vengano i seminari, i convegni e i corsi di autocontrollo, di coppia, di specialisti in nome di una causa che non conosce confini, genere, limite alla sopportazione di una guerra alla vita.

Perché di questo si tratta.
Non saremo meno spigliate e felici, amabili e intelligenti, se a furia di omicidi e negazioni il tentativo è distruggere l’umanità, compiendo le peggio azioni da delinquenti.

La scuola, gli uffici, i luoghi della cultura, dello sport, della salute sono i luoghi della propagazione di concetti nuovi, di pensieri positivi, di interazioni, di cambiamento.
Basta monoclatture al maschile e al femminile.

Basta monocolore per identificare il sesso.
Basta pubblicità solo tette e culi a mostrare il gentil sesso, procace e appetibile non si vede carne fresa ma puri oggetti ornamentali che anche senza, non fa alcuna differenza.

Il fine ultimo di una buona campagna pubblicitaria è avere meno morti e più persone felici e sane.

Le donne e gli uomini scrivono e pensano a monosillabi nei refrattari luoghi comuni, perdendo di vista che dietro un uomo e una donna c’è sempre una donna che li ha generati, li ha educati e li ha svezzati alla vita.

Dall’origine di tutto si riparte, convinti che i modelli educativi cambiano le percezioni e le cattive supposizioni acquisite, arcaiche e improponibili.

Non servono grandi sforzi, dopo tutto.
Basterebbe trattare le cose con il loro nome e curare finalmente le persone quando danno segni di squilibrio.

Il linguaggio attuale è pieno delle fuorviante deviazioni mentali pericolose e allarmanti.
La parola ricorrente nei progetti è risorsa umana, ma di umano non c’.è nulla se non contenere la spesa e affidarsi alla fortuna.

Nella vita è più facile incontrare il disagio che il benessere.
Questa non è certo questione di fortuna.

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