Gli individui contemporanei sono stretti nella prigione, non sempre dorata, del lavoro e del consumo. Facciamo sempre questo; facciamo solo questo al punto che diamo per scontato che non possa esistere altro in una società che non sia lavoro e consumo.
Che ne è della memoria, dell’attesa, della speranza, delle ambizioni supreme dell’uomo – di ciò che ha caratterizzato nei secoli la sua grandezza e il suo coraggio?
Possibile che tutto ciò che c’è da fare oggi non sia altro che produrre e consumare prodotti – fino alla consumazione totale del mondo?
A questo sono serviti i millenni di civiltà che ci hanno preceduti?
Possibile?
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