DI MARCO ZUANETTI
Le emozioni umane sono forse l’aspetto più intimo e misterioso dell’esperienza dell’essere.
Esse abitano i recessi della nostra coscienza come luci tremolanti in una grotta profonda, eppure sono così presenti da sembrare l’aria stessa che respiriamo.
Non si possono vedere, né misurare con precisione assoluta, ma il loro impatto è reale, spesso più reale della realtà materiale che ci circonda.
Esse ci guidano, ci tormentano, ci elevano e ci distruggono.
Sono la poesia dell’anima e l’eco della nostra natura più autentica.
In un mondo sempre più dominato dalla logica, dalla razionalità, dall’efficienza e dalla velocità, le emozioni vengono spesso viste come elementi di disturbo, come residui primitivi di un passato istintuale.
Ma in realtà, sono ciò che ci rende umani.
La ragione ci orienta, ma l’emozione ci muove.
È il sentimento che dà senso al pensiero, come la musica dà significato al silenzio.
Ogni emozione è una porta.
La paura, ad esempio, apre il varco verso la consapevolezza della nostra fragilità.
È la custode dei nostri limiti, e allo stesso tempo, la scintilla del coraggio.
Senza la paura, il coraggio non avrebbe alcun valore.
L’amore, invece, è un’apertura vertiginosa verso l’altro, una dissoluzione dell’ego, una tensione che ci spinge a oltrepassare noi stessi.
Ma è anche l’origine del dolore più acuto, perché ciò che ci è caro è anche ciò che può ferirci di più.
La tristezza è spesso temuta, evitata, medicata. Eppure è forse una delle emozioni più profonde e necessarie.
Essa è la voce che ci parla di perdita, di cambiamento, di tempo che scorre e che non torna.
È attraverso la tristezza che impariamo a comprendere, ad avere compassione, ad ascoltare davvero.
Nella sua oscurità si cela una forma di lucidità che la gioia, talvolta, ci nega.
La gioia, infine, è l’emozione che ci fa sentire in accordo con l’universo.
È l’attimo in cui tutto sembra al proprio posto, in cui l’essere non ha bisogno di giustificazioni.
Ma non è solo piacere: la vera gioia nasce da una profonda armonia interiore, da un senso di pienezza che non dipende dalle circostanze esterne, ma da un equilibrio segreto tra ciò che siamo e ciò che desideriamo essere.
Le emozioni non sono nemiche della ragione, ma il suo completamento.
Vivere solo di logica è come camminare con una gamba sola.
Le emozioni ci spingono verso l’incontro con l’altro, ci fanno sentire parte di qualcosa di più grande.
Senza emozioni, non esisterebbe la bellezza, l’arte, la compassione, né la speranza.
Esse sono la grammatica invisibile che dà senso al caos dell’esistenza.
La filosofia ha spesso tentato di domare le emozioni, di ordinarle, di distinguerle tra buone e cattive.
Ma forse il segreto non è domarle, bensì comprenderle.
Ascoltarle come si ascolta il mare: a volte calmo, a volte tempestoso, sempre profondo.
Comprendere le emozioni non significa lasciarsi sopraffare, ma imparare a navigarle.
Conoscere i propri abissi senza temerli, e imparare a riconoscere la luce anche nel fondo più oscuro.
In fondo, vivere è un atto poetico.
E le emozioni sono le parole non dette di questa poesia infinita.
Immagine tratta dal web
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