Le mani che aiutano sono sacre

DI INES GUADAGNINI

Alcuni giorni fa ho letto una “ Storia” che mi ha molto colpita, raccontata su di un quotidiano nazionale da un giornalista inviato a Leopoli, città ucraina martoriata dalla guerra.

Mi ha molto colpita, dicevo, perchè è la narrazione di come si sia avverato un atto di carità e di aiuto oltre il possibile, proprio là dove anche la speranza è svanita.

Questi i fatti riportati: esiste a Leopoli un antico convento benedettino, abitato da trenta suore cattoliche di clausura. La loro giornata si suddivide in ore di preghiera, di lavoro e di riposo, nella pace e nella quiete di quelle antiche mura, lontane dal frastuono del mondo.

Ma ora là fuori c’è la guerra e le suore lo sanno. Sanno della tragedia che si consuma oltre il loro orticello, oltre le grate delle piccole finestre, una tragedia fatta di case abbattute, vite distrutte, famiglie in fuga per mettersi in salvo e sottrarre i propri bambini a morte certa. Macerie ovunque, disperazione nei cuori!

Questo le suore lo sanno.
Così, inizialmente, aprono la chiesa per dare a chi scappa un rifugio, un pasto caldo, una coperta, ma non basta, non può bastare perchè i bisognosi sono troppi, sono migliaia e aumentano di giorno in giorno.
E allora che cosa si può fare di più, si chiedono queste trenta suore chiamate a raccolta dalla Madre Superiora.

Bastano pochi minuti e la decisione è presa, con l’ approvazione di tutte: si aprirà il convento, perchè “ quando l’ umanità piange e ha freddo nel corpo e nell’ anima, non si può lasciare quella stessa umanità all’ addiaccio” e pazienza se la dispensa papale per rompere la clausura deve ancora arrivare… il Papa sicuramente sarà d’accordo.

Ed ecco che tutte si impegnano nell’ allestimento di letti, raccolgono materassi e coperte, predispongono luoghi per accogliere quelle anime disperate dentro le mura del convento, nella cripta, nel refettorio, nei sotterranei simili a rifugi antiaerei.

Mi sembra di vederle queste suorine che, come api operose, trasformano le preghiere in aiuto per chi ne ha bisogno, incuranti della clausura, incuranti della fatica, perchè sono certe che questo è giusto fare in una simile tragica circostanza. Lasciano anche il loro lavoro di ricamo, per dedicarsi alla preparazione di cibi utili a sfamare chi è in fuga dalla guerra.

Sono caritatevoli queste suorine, nel senso più cristiano del termine.
Hanno saputo andare oltre le regole, per trasformare la preghiera quotidiana a mani giunte, in mani operose che sorreggono, aiutano, sfamano, riscaldano, consolano, difendono chi bussa alla loro porta.
Ora quella porta è aperta!

Ora le loro voci sommesse, i loro passi leggeri , la loro forza di donne votate al Signore, si fanno rifugio sicuro per gli innumerevoli che chiedono di trovare un riparo dagli orrori del mondo.

E’ così che fra le mura di quell’ antico convento, si avvera ciò che viene detto: le mani che aiutano sono più sacre di quelle che pregano !
E mai preghiera fu più sacra di quella che passa dalle mani caritatevoli e pietose di queste trenta suore di clausura.

Grazie al loro esempio, il mio cuore ora comprende maggiormente il senso delle parole “ ama il prossimo tuo come te stesso” e per questo trabocca di profonda ammirazione e commossa gratitudine

Immagine tratta dal web

 

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