DI REDAZIONE
Per molti secoli ritenute genericamente organismi passivi ed insensibili, forse per la loro (apparente) immobilità ed (presunta) insensibilità, le piante si stanno invece rivelando dotate di molti sensi, molti più dei nostri, e capaci di varie modalità di comunicazione, tra loro e col mondo attorno.
Tutto questo, non solo per la loro singola sopravvivenza, ma anche per quella di numerosi raggruppamenti di individui.
Innanzitutto, è ormai assodato il fatto che posseggano una ricca gamma sensoriale. Infatti, oltre ai nostri cinque sensi, che hanno in forme alquanto diverse da noi, non possedendo un sistema nervoso centralizzato e recettori simili, esse comunque usano molteplici segnali, di natura chimica, meccanica ed elettrica.
Questione di Chimica
La comunicazione di tipo chimica si esplica non solo mediante odori particolari emessi, come il profumo di rose, da noi percepiti, ma anche con altre sostanze volatili, sentite solo da insetti. Queste servono per avvertire della presenza di predatori o per attirare quelli impollinatori, come api e vespe, di cui alcune simili ai feromoni, emessi dalle femmine per richiamare i maschi, anche a grandi distanze.
Ci sono poi anche i COV, composti organici volatili, adoperati per proteggersi dai parassiti o addirittura attrarre i loro predatori naturali.
Movimenti speciali
I fusti possono piegarsi per difendersi, se colpiti da venti intensi o da piogge insistenti. Le foglie si possono chiudere per diminuire la quantità di acqua perduta , i fiori per difesa dal freddo notturno. Essi si riaprono ad ore diverse, a seconda della specie. Sono stati perciò creati veri e propri “orologi vegetali”, con fiori disposti a cerchio, in corrispondenza progressiva, segnata con il rispettivo orario di apertura.
Segnali elettrici nascosti
Le radici di piante erbacee ed alberi sono capaci di apprezzare le variazioni del campo elettrico terrestre del terreno intorno a sé, per orientarsi in zone con più acqua e sostanze nutritive. Inoltre esse possono a loro volta generare variazioni di elettricità, per avvisare di pericoli e quindi indurre a difese adeguate le piante vicine.
La “musica” delle piante
Qualche anno fa una coppia di giovani italiani, Edoardo Taori e Federica Zizzari, con l’aiuto di un gruppo di ingegneri elettronici ed informatici, ha realizzato un dispositivo, il Plants Play, capace di assegnare, ad ogni variazione di impedenza elettrica in vegetali, una nota (o più note) di una particolare intensità e frequenza, suonata con strumenti musicali diversi, a scelta.
In questa accezione, le piante possono generare successioni di note, diverse da una specie all’altra, udibili da cellulari. Se toccate, o se passate dall’ombra alla luce diretta solare, la musica cambia, evidenziando quindi certi mutamenti di attività.
Alle vigne piace Mozart
Un coltivatore in Toscana fa “ascoltare” ai suoi vigneti la musica di Mozart e non usa più anticrittogamici. L’uva matura una quindicina di giorni prima ed è del tutto “bio”, senza residui chimici artificiali. Molti erano scettici in proposito, ma i risultati ottenuti parlano chiaro.
Persino il maestro Beppe Vessicchia è un convito assertore del fatto che le piante amino certi generi di musica: i suoi ortaggi gradiscono particolarmente un pezzo dei Beatles, “Penny Lane”, ma soprattutto nella versione originale dei quattro baronetti inglesi.
Conclusioni
Nonostante le false convinzioni del passato e il perdurare delle accuse di antropomorfismo, le piante stanno evidenziando formidabili capacità comunicative e molti più e raffinati sensi dei nostri.
Addirittura potrebbero provare sofferenza, se maltrattati.
Forse l’aveva intuito lo stesso Dante Alighieri, quando aveva fatto dire a Pier delle Vigne “Perché mi schiante?”.Il condannato, tra i suicidi del secondo girone del sesto cerchio, era divenuto un albero, un grande pruno, a cui il poeta aveva strappato un ramo, con l’ uscita di sangue e lamenti dolorosi.
(foto da Pixabay)/Articoli: “Come comunicano le piante?” (Emanuele Simeoli); “Due italiani hanno creato un dispositivo capace di far suonare le piante” (Wired)
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