Lesa maestà se si critica il sindacato sul contratto scuola. I segretari generali devono dire la verità ai loro iscritti e ai non iscritti

di Salvatore Salerno

LESA MAESTA’ SE SI CRITICA IL SINDACATO SUL CONTRATTO SCUOLA. I SEGRETARI GENERALI DEVONO DIRE LA VERITA’ AI LORO ISCRITTI E AI NON ISCRITTI.
Da una sostanziale sconfitta si può uscire archiviando il passato e costruire una nuova piattaforma per il contratto 2022/2024.
Piccola storia per tre anni e due mesi di un fallimento nella contrattazione con Ministri e governo, miopia nella mancata interlocuzione con le forze politiche e il Parlamento. Aumenti adeguati mancati e si lasciano risorse destinate a docenti e ata nelle casse dello Stato. Per non ammettere il fallimento e arrivare alle elezioni RSU.

Gli insegnanti e ata, com’è evidente dal web, non sanno quasi niente di cos’è un contratto collettivo nazionale di lavoro, non sanno delle cifre nette, non sanno della durata, non rispondono allo sciopero proclamato a dicembre se non per il 6%. Le organizzazioni firmatarie del contratto si dividono, la Cisl governativa, Cgil e Uil in attacco tardivo, gilda e Snals si distinguono da quello integrativo sulla mobilità negata ma rompono il fronte del ricorso contro il Ministro presentato da Uil e Cgil. L’Anief pronta sempre per i ricorsi legali, dovunque e comunque.
Il contratto 2018/2021 è scaduto. Le risorse per aumenti e arretrati sono fermi nelle casse dello Stato.
Per chi non lo avesse ancora capito si tratta di ARRETRATI.
Queste risorse, seppure insufficienti, devono essere corrisposte a docenti e ata da gennaio 2022 e dallo stesso mese dovrebbe essere corrisposta la nuova indennità di vacanza contrattuale. In tutto 50/70 euro mensili netti in media più arretrati dei tre anni.
Dovrebbe essere in corso la nuova contrattazione 2022/2024.
E’ l’ABC di fare Sindacato. Perché questo lunghissimo ritardo, senza precedenti, dal primo gennaio 2019? Finiamola e ricominciano sul trattamento economico (obiettivo 300 euro mensili 2022/2024) e la parte normativa del nuovo contratto che non si risolve in pochi giorni o settimane.
I sindacati non perdano ancora tempo per qualche spicciolo in più (hanno perso tempo per tre anni e due mesi) e firmino la parte economica del nuovo contratto.
Tutto quello che si vuole dire e fare deve mettersi d’accordo con il calendario, siamo nel 2022!
L’atto di indirizzo definitivo del Ministro, breve e generico, è stato prodotto, è scomparsa la parola dedizione e anche il Ministro vuole chiudere senza fronzoli, i soldi sono lì pronti.
Questa storia che l’Aran convoca oppure no, il Ministro convoca oppure no, mettere dentro tutta la vastissima problematica della scuola pubblica italiana che solo a definirne i punti controversi condivisi ci vuole un’infinità di tempo, figuriamoci entrarci nel merito. Nessuno nega che tutto si deve fare, che docenti e ata, studenti, abbiano la loro voce in capitolo, che è insopportabile la chiacchiera giornaliera di un Ministro che non ha nulla da perdere e si fa portavoce di fondazioni private e confindustriali, nessuno nega che 50/70 euro netti sono una miseria.
La verità è che i sindacati aspettano le elezioni RSU mentre dovrebbero chiudere un contratto scaduto, considerarlo sul piano economico come arretrati. Costruire una piattaforma 2022/2024 per 300 euro mensili. Prendere quei 50/70 netti in media e arretrati. La proposta di contratto è 107 euro lordi. Gli stessi sindacati dei ministeriali statali (con le stesse sigle dei confederali) hanno chiuso il loro contratto e stanno ricevendo stipendi aggiornati e arretrati. Sono stati stupidi quei dirigenti che hanno firmato? Sono i vostri colleghi.
Siamo di nuovo nei fatti per la scuola in vacanza contrattuale e tre miliardi e rotti per docenti e Ata sono nelle casse dello Stato da due mesi, fermi inutilmente.
Non arriveranno altri soldi per incrementare ancora quei 50/70 euro netti mensili in media e, se dovessero arrivare altri 10 o 20 euro, sarebbe il preludio di una nuova sconfitta dei sindacati. Sarebbero 60/80 anziché 50/70 netti, ben lontani dai 300 euro che è la misura per equiparare gli stipendi della scuola soltanto agli altri dipendenti della pubblica amnministrazione con pari titolo di accesso. Quegli spiccioli in più che non coprono neanche l’inflazione galoppante cosa risolvono?
Non si può più sentire che la colpa è sempre degli altri, che i gruppi dirigenti dei sindacati scuola hanno sempre agito bene, hanno fatto il massimo. E’ vero o no che quasi la metà di docenti e ata hanno una tessera in tasca? La vostra tessera, una forza incredibile di 500.000 dipendenti di una sola categoria. Come l’avete coinvolta? Come l’avete informata?
Cosa sono state le tre cifre sbandierate, lorde, quelle cifre che vanno da 100 a 999. Ci siamo fermati alle tre cifre, lordi. Ma che messaggio è stato per tre anni e due mesi, le tre cifre con il primo numero che non fosse il 3 ma l’1, quello invece ci voleva, le tre cifre con il primo numero 3. E poi finiamola con questo lordi e netti, in Italia è la stessa differenza che passa da 100 a 60 nella media.
I soli sindacati abilitati alla firma di un contratto collettivo nazionale, cioè cgil-cisl-uil-snals-gilda-anief (gli altri minoritari non hanno titolo per formare il CCNL) si decidano a firmare solo la parte economica del triennio 2019/2021. Si recuperi il 2013 saltato per la progressione economica di anzianità. Non si tocchi di una virgola il contratto 2016/2018 per la parte normativa, quello incredibilmente ancora in vigore, peggiorato solo da integrativi gratis e non per tutti come trasferimenti e mobilità, vincolo rimasto.
Mettano un punto e a capo. Ritrovino l’unità sindacale o si dividano con la chiarezza. Non se ne può più di chiacchiere inconcludenti fuori tempo massimo.
Si riparta con un passo nuovo, coinvolgendo iscritti e non iscritti, una nuova piattaforma e su quella cercare intese con il governo, partiti e movimenti, il Parlamento. Magari quello del 2023 o forse anche prima.
Siamo contro i sindacati. No, punto e basta, questo argomento di difesa dei sindacalisti o quelli che si ritengono tali non regge più, non serve per una discussione sui gruppi dirigenti e le articolazioni territoriali, le stesse RSU. Siamo contro l’ipocrisia e la demagogia. Questo si.

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