Lettera a mio padre

DI MARCO MAFFEI

E’ un po’ che non ti scrivo papà
una lettera di getto e senza invito
non ha indirizzo quell’afflato che ha deciso
vien da un amore di parole mai d’inciso.
perché ora parlo con metafore dal cuore.

Qui le vite han mille rivoli distanti
e le tracce d’esistenza sono tante
e quelle corde che le univano cadute
da gelosie, punte d’orgoglio ed arroganza
in sentieri stretti alla ricerca di baldanza

E quel tuo rosso nell’arancio è prostituito
e dei tuoi sogni è l’ignoranza di un partito
che s’è scordato sciolto al tempo delle mine
quell’utopia per cui donavi anche le spine
ora la gente più non crede e più non danza.

E ora vorrei avere ancora i tuoi discorsi
di dignità che mi hai insegnato e non mi manca
quell’onestà che con rigore seguo ancora
in quel passar di tempi sporchi e tempi buoni
quegli occhi buoni che in età mi hai regalato
e che non sfumano a memoria nel passato.

Immagine tratta da Pixabay

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