Libri. Cristo si è fermato a Eboli, romanzo autobiografico di Carlo Levi. Da (ri)leggere assolutamente

di Antonella Trocini

Titolo: Cristo si è fermato a Eboli
Autore: Carlo Levi

“In questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli.”

Carlo Levi iniziò a scrivere “Cristo si è fermato a Eboli” il giorno di Natale del 1943, a Firenze. Erano passati già alcuni anni da quando l’autore aveva vissuto l’esperienza che si stava accingendo a mettere per iscritto.

È un legame forte, quello che unisce Carlo Levi alla terra lucana dove trascorse il periodo di confino fra il 1935 e il 1936. Lo testimonia il fatto che egli chiese di essere sepolto proprio lì, a Gagliano, ignorato dallo Stato, dalla civiltà, dalla religione.

La Lucania, una terra estranea e straniera in patria, sentita da principio dall’autore come incomprensibile quanto i due paesi nei quali è costretto a dimora: Stigliano e Gagliano (Aliano, in realtà). Una terra ostile, dove l’uomo vive in miseria. Un paesaggio aspro, suggestivo e variegato come l’umanità che lo popola. Una terra che lo accoglie e che lui impara a conoscere, apprezzare e amare.

È un’opera “spuria”, né romanzo, né saggio, né memoriale; parte certo dal racconto di un’esperienza personale ma si colloca fra poesia e documento storico e politico.

Carlo Levi era laureato in medicina ma non aveva mai esercitato la professione di medico, era un intellettuale e un pittore.

Fu accolto in modo caloroso dai contadini di quelle terre che si resero subito conto che lui, pur avendo poca esperienza in campo medico, era comunque molto più preparato rispetto ai “medicaciucci”, incompetenti che spadroneggiavano nel paese.

La sua è un’analisi lucida delle cause che avevano provocato in quella parte d’Italia tanta povertà ed arretratezza e non mancano delle riflessioni su un possibile miglioramento di tali condizioni.

L’opera non si limita però ad essere soltanto una razionale trattazione della “questione meridionale”, Carlo Levi descrive in modo magistrale luoghi, persone, usanze, modi di fare, superstizioni, tanto che al lettore sembra quasi di essere ancora là, in quel mondo lontanissimo, primitivo, duro e difficile.

Perché leggere o rileggere oggi “Cristo si è fermato a Eboli”?

Chi potrebbe riconoscervi la splendida cittadina che sarà capitale europea della cultura nel 2019?

Eppure questo testo può ancora dirci molto, sul desiderio di libertà, sulla necessità di essere una buona comunità in cui tutti gli uomini siano veramente considerati esseri umani.

È spaventoso, sconvolgente la descrizione fatta dalla sorella di Levi di Matera: “ Io guardavo passando, e vedevo l’interno delle grotte, che non prendono altra luce e aria se non dalla porta. Alcune non hanno neppure quella: si entra dall’alto, attraverso botole e scalette. Dentro quei buchi neri, dalle pareti di terra, vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento stavano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha, in genere, una sola di quelle grotte per tutta abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini e bestie. Così vivono ventimila persone. Di bambini ce n’era un’infinità. In quel caldo, in mezzo alle mosche, nella polvere, spuntavano da tutte le parti, nudi del tutto o coperti di stracci. Io non ho mai visto una tale immagine di miseria: eppure sono abituata, è il mio mestiere, a vedere ogni giorno diecine di bambini poveri, malati e maltenuti. Ma uno spettacolo come quello di ieri non l’avevo mai neppure immaginato. […]”

L’allegoria del titolo, riesce a riassumere il disagio, la rassegnazione e il malcontento che i contadini meridionali provano e provavano un tempo.

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